Nel corso di 160 anni Poste Italiane ha scritto pezzi della storia d’Italia. Ne ha attraversato gli eventi, ma anche i percorsi di cambiamento, sino all’attuale società digitale, che ha reso automatizzati quasi tutti i processi in ambito postale. Di questo aspetto parla un articolo del Resto del Carlino.
La rete più grande del Paese
Il quotidiano parte con un breve viaggio nel tempo: “II 5 maggio 1862, 160 anni fa – si legge – viene firmata la legge sulla riforma postale che fissava la ‘privativa’ dello Stato sul servizio e ne stabiliva l’estensione a tutti i comuni del neonato Regno d’Italia entro il 1873. Gli uffici postali diventano presto la rete di comunicazione maggiormente diffusa nel Paese, contribuendone alla costruzione perché svolgono due funzioni importanti per lo Stato: la trasmissione di informazioni private e commerciali e la gestione di denaro”.
Il ruolo sociale
Nel continuare l’excursus storico viene poi posto l’accento sull’importante ruolo sociale che gli uffici postali hanno ricoperto e continuano a ricoprire: “Andare all’ufficio postale – si legge – significa sin da subito avere la possibilità di mettersi in contatto con le persone di tutto il mondo, o di spedire e ricevere denaro attraverso i vaglia. Con l’aumentare dei servizi offerti e del traffico postale e telegrafico, nel 1889 fu creato il Ministero delle poste e telegrafi che in quell’anno contava già 4327 uffici postali. Nel 1947, con l’introduzione di importanti innovazioni tecnologiche come il telex, gli uffici postali diventano contenitori del cambiamento e della sperimentazione. La loro diffusione, fin nel più piccolo centro urbano, consente di mantenere ancora una volta in contatto tra di loro gli italiani”.
La realtà della provincia
Focus poi sulla realtà della provincia di Ascoli Piceno che oggi conta 59 uffici postali dei 409 marchigiani. Una rete che è “costantemente rivisitata e rimodernata e mantiene intatta la sua funzione di contatto con i clienti. Il digitale ha messo a riposo i vecchi timbri per sostituirli con i computer, ma gli sportelli restano l’anima viva di Poste Italiane”.
Alessandra: “Una realtà moderna”
Voce poi ad alcune operatrici di sportello. Alessandra Orienti, che lavora a Centobuchi, sottolinea: “Ho 44 anni e sono in Poste dal 2007, prima allo smistamento, ora allo sportello Ora lo sportellista è diventato quasi un consulente. Sono tanti i servizi offerti dall’azienda, dalla telefonia fissa a quella mobile, dalla fibra alle assicurazioni e il mio ruolo, oggi, è quello di proporre al cliente un ventaglio di soluzioni. Poste è un’azienda moderna, che ti permette di fare molte operazioni attraverso le app e il sito”.
Cesarina: “La digitalizzazione ha rivoluzionato tutto”
Grande esperienza anche per Cesarina Cinesi, sportellista a Ripatransone: “A 60 anni appena compiuti – spiega – mi sono resa conto che più della metà li ho passati in Poste. All’inizio negli uffici postali c’erano gli sportelli dedicati: corrispondenza e accettazione, correntisti e uno per pensioni, buoni e libretti. Anche lo sportello dei correntisti era preso d’assalto perché tutti i bollettini potevano essere pagati solo alle Poste. Infine, le pensioni: allora si riscuotevano solo a sportello con i libretti. La digitalizzazione degli ultimi anni ha rivoluzionato tutto: i nostri sistemi sono tutti automatizzati, dall’affrancatrice ai buoni dematerializzati”.