Roma, 2 set – L’invoice trading, l’anticipo fatture digitale, vale oltre i tre quarti dell’intero lending italiano, cioè di tutto il mercato dei prestiti digitali nel Paese. Quello dei prestiti online è un mercato virtuoso, che già a fine 2018 aveva raggiunto il valore record di un miliardo di euro erogati a privati e imprese da inception (dall’inizio delle attività di lending in Italia) attraverso le piattaforme digitali. E nel 2019, in soli sei mesi, ha raddoppiato i volumi: a giugno l’ammontare complessivo dei prestiti online ha infatti sfiorato gli 1,9 miliardi di euro, secondo le rilevazioni di P2P Lending Italia, con una crescita trimestre su trimestre del 23% e anno su anno del 142%. Solo tra aprile e giugno l’erogato si è attestato a 337 milioni di euro, in aumento del 97,4% anno su anno e del 7,6% rispetto al trimestre precedente.

In particolare, l’invoice trading domina su tutti i sotto segmenti analizzati: dei quasi 2 miliardi complessivi, circa 1,6 miliardi si riferiscono alle sei piattaforme specializzate nei prestiti alle imprese (escludendo quindi quelle che operano prestiti personali), e di questi ben 1,4 miliardi di euro fanno capo all’invoice trading. Ciò significa che questo settore del Fintech ha permesso alle imprese italiane di vendere i propri crediti per 1,4 miliardi di euro e nella maniera rapida, veloce e trasparente che caratterizza questo tipo di servizi digitali.

Solo tra aprile e giugno lo sconto fatture ha erogato nuovi prestiti per oltre 268 milioni di euro (+0,7% trimestre su trimestre e + 100% anno su anno). Ma è importante sottolineare che anche gli altri segmenti come prestiti alle persone e prestiti alle imprese, hanno segnato crescite rilevanti, indicando un forte trend di sviluppo dell’intero mercato.

La predominanza del segmento dedicato alle imprese è peculiare del mercato italiano ed è ciò che lo distingue nel contesto europeo, escludendo il caso sui generis del Regno Unito. Secondo il provider di dati Brismo, infatti, se nel vecchio continente la crescita dell’industria diminuirà attestandosi al 47,5% nel 2019 (scendendo dal 90% registrato nel 2018) a causa del rallentamento del settore dei prestiti personali, questo segmento però continuerà a rappresentare la quota maggiore del mercato (3,7 miliardi di euro dei 4,9 previsti a fine anno). Rileva notare che il mercato britannico, invece, sia molto più simile a quello italiano per composizione: nel 2018 ha superato i 6 miliardi di erogato, di cui 2,5 alle Pmi e poco più di un miliardo in invoice trading. L’invoice trading dovrebbe superare 1,6 miliardi a fine 2019, una cifra molto simile a quella che già erogano le omologhe piattaforme domestiche.

Nonostante nel resto dell’Europa dunque il lending online stia entrando in una fase di consolidamento e di crescita più contenuta, l’invoice trading italiano sembra essere caratterizzato da ritmi ancora esponenziali. E le ragioni sono diverse. Per difendersi dalla recessione (che è in corso secondo il 65% delle aziende italiane contro il 53% della media europea), il 55% di esse pensa di ridurre le spese (contro una media europea di 45%) e il 40% pensa di fare meno ricorso al credito tradizionale. Anche perché il 79% delle aziende italiane soffre di alcune problematiche riguardo alle perdite su crediti, contro il 46% della media europea.

I termini di pagamento lunghi rappresentano un altro importante problema per il 71% (contro il 50% del continente), che non si risolve neppure con i pagamenti concordati. Perché non vengono rispettati. Le imprese italiane vengono pagate in media in 48 giorni dalle altre imprese e in 67 giorni dal settore pubblico. Tutti numeri che fanno dell’Italia il Paese più ritardatario in Europa quando si tratta di saldare le fatture.

Se a questo si somma il dato di Bankitalia che continua a registrare cali nei prestiti alle imprese (50 miliardi di euro in meno nel 2018 rispetto al 2017), ben si comprende perché nel primo semestre i nuovi prestiti erogati dall’invoice trading (535 milioni) siano pari a quasi tre quarti dell’intero 2018 (764 milioni) e il tasso di crescita continui a essere superiore a quello medio europeo.