Padova, 28 nov – Cresce in Italia l’utilizzo di tecnologie avanzate per la gestione del diabete di tipo 1 (DM1). Secondo l’ultima rilevazione degli Annali dell’ Associazione Medici Diabetologi (AMD) su oltre 33 mila pazienti con DM1 seguiti nei servizi di diabetologia del nostro Paese, il 17% utilizza un microinfusore; un incremento notevole rispetto al 2016 quando a farlo era solo il 12%, e che ci avvicina alla media europea del 20%. Di grande importanza è stata l’introduzione dei dispositivi per il monitoraggio in continuo della glicemia (GCM) e molti passi avanti sono stati fatti sulla strada verso il “Pancreas Artificiale” (AP). Su tutto questo fanno il punto gli esperti riuniti in occasione del 22° Congresso Nazionale dell’AMD, in corso a Padova fino al 30 novembre. “La tecnologia per la cura del diabete è stata rivoluzionata dal monitoraggio in continuo del glucosio sottocutaneo, che guida il paziente in ‘real time’ nelle scelte terapeutiche e si adatta meglio allo stile di vita di ciascuno”, sottolinea Letizia Tomaselli, Coordinatore del Gruppo intersocietario AMD-SID-SIEDP “Tecnologia e diabete”. “A ciò si aggiungono i primi sistemi a circuito chiuso (sistemi “ibridi” o “closed loop”, ovvero il cosiddetto pancreas artificiale): dispositivi che non solo tengono traccia delle variazioni nei livelli di glicemia grazie al sensore, ma sono anche in grado di calcolare, tramite algoritmi, la quantità di insulina necessaria per tenere il paziente ‘in target’ e di erogare, tramite i microinfusori, l’insulina in modo automatico e personalizzato, offrendo un grado di automazione sempre più appropriato”
Diabete tipo 1: continua evoluzione verso pancreas artificiale
Secondo Associazione Medici Diabetologi pazienti è sempre più hi-tech: il 17% usa un microinfusore