Bisogna avere fiducia, stare alla giusta distanza e abituarsi a convivere in piena sicurezza con il virus, anche adesso che l’emergenza sembra diminuita. E bisogna avere fiducia nelle Poste Italiane, come Lino Banfi, il nonno più amato dagli italiani, che ricorda di aver imparato dai suoi genitori che gli dicevano: “In banca? No, megghie a’ Post’”, come ripete ancora oggi con il suo inequivocabile accento pugliese. Lui che ricorda con piacere i tanti parenti di sua moglie impiegati alle Poste di Canosa di Puglia e che alle Poste di oggi riconosce il merito di essere state vicine alle persone, in particolare agli anziani che dovevano ritirare la pensione, anche nel pieno dell’emergenza Covid e anche nelle zone maggiormente colpite dal contagio.
Come è stato il periodo dell’emergenza?
“In qui casi il mio lavoro prevede una distorsione: suscitare il sorriso nei momenti di tristezza. Per me è una cosa naturale. Ho imparato i nuovi strumenti di comunicazione come Skype, che mi permettono di continuare il mio lavoro, il mio impegno di ambasciatore Unicef e di mettermi a disposizione delle istituzioni. Mi sono prestato a uno spot divertente in cui elogiavo una categoria dimenticata, che sta facendo tanto per l’Italia: tutte le persone addette alle pulizie negli ospedali. Insieme a medici, paramedici e infermieri hanno un ruolo fondamentale in questo momento”.
In prima linea ci sono stati da subito anche i portalettere e gli operatori agli sportelli degli Uffici Postali. Cosa pensa del loro ruolo?
“Le Poste forniscono un servizio utilissimo. I miei genitori mi hanno insegnato a fidarmi più delle Poste che delle banche. La fiducia in questa istituzione è molto bella. E la fiducia degli italiani, soprattutto degli anziani, magari meno avvezzi alla tecnologia, che dovevano riscuotere la pensione è stata ricambiata da chi ha aperto gli Uffici Postali nella zona rossa, in piena emergenza”.
C’è stato un lato positivo prima nell’obbligo di stare a casa il più possibile e poi di mantenere la distanza sociale?
“Sì, questa storia un lato positivo ce l’ha avuto. Ci ha fatto riscoprire il valore degli abbracci che sono mancati. Sentire i miei figli che avevano paura di venirmi a trovare, per proteggermi dai contatti, mi ha portato a non dare per scontate certe cose a cui di solito non si pensa troppo, come il bacio o l’abbraccio di un figlio”.