Roma, 29 mag – Riscaldamento globale, climate change, qualità dell’aria. Si tratta solo di alcune delle tante emergenze a livello ambientale a cui è necessario porre rimedio, per farlo è indispensabile rendersi conto che l’unica via d’uscita è puntare sul risparmio energetico. La necessità di incentivare sistemi di produzione dell’energia che riducano allo stesso tempo le emissioni e la produzione di energia, diminuendo gli sprechi, è ormai una priorità; motivo per cui la riqualificazione impiantistica degli edifici deve rappresentare un punto cardine in una società che voglia preservare se stessa e le generazioni future. E’ quanto afferma Antonello Guzzetti, manager di uno dei leader mondiali nel settore dei misuratori e dei sistemi per la contabilizzazione del calore

L’Unione Europea si sta impegnando molto in tal senso. La direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica (“direttiva efficienza energetica” per l’appunto) ne parla profusamente, contenendo anche disposizioni relative alla ristrutturazione di edifici e strategie a lungo termine per la mobilitazione di investimenti nella ristrutturazione del parco immobiliare italiano. D’altronde, gli edifici rappresentano circa il 40% del consumo finale di energia, motivo per cui il ruolo del settore edilizio è fondamentale per il conseguimento degli obiettivi che l’Europa si è data, ovvero aumentare l’efficienza energetica del 32,5% entro il 2030.

E’ di questi giorni la notizia legata alla Commissione UE che ha pubblicato un documento con una serie di raccomandazioni relative a come i Paesi membri dovrebbero recepire al meglio quanto disposto dalla nuova direttiva sulla prestazione energetica degli edifici. Tra queste, si parla di: strategie di ristrutturazione a lungo termine, che dovrebbero includere tutta una serie di elementi, dagli approcci ad una ristrutturazione efficace in termini di costi agli incentivi per le tecnologie intelligenti; meccanismi finanziari, che gli Stati membri devono prevedere per agevolare gli investimenti nelle ristrutturazioni edilizie.

Si legge inoltre nella Direttiva come “l’uso di contatori o contabilizzatori di calore individuali per misurare il consumo individuale di riscaldamento nei condomini alimentati dal teleriscaldamento o dal riscaldamento comune centralizzato comporta benefici se i clienti finali dispongono di un mezzo per controllare il proprio consumo individuale. Pertanto, il loro uso ha un senso solo negli edifici in cui i radiatori sono attrezzati di valvole termostatiche. E di sistemi di contabilizzazione del calore”.

Questo proprio perché già il monitoraggio di tutti i propri consumi insieme alla tempestiva informazione del consumatore fa diminuire ulteriormente il consumo di calore e – cosa non secondaria – la sensibilizzazione del consumatore è il provvedimento che richiede il minore investimento possibile se paragonato ai suoi brevi tempi di ammortamento.

Uno dei maggiori fattori di risparmio è il comportamento dell’utente: parliamo in media di un risparmio sul conteggio finale in base ai reali costi di riscaldamento pari al 20%. Ovviamente negli edifici di nuova costruzione, il comportamento dell’utente ha un maggiore effetto sul consumo energetico che in edifici di costruzione meno recente poiché la coibentazione e gli impianti di riscaldamento sono molto più efficaci.

La direttiva EED, inoltre, ritiene assodato che “nei condomini e negli edifici polifunzionali riforniti da una fonte di riscaldamento/raffreddamento centrale o da una rete di teleriscaldamento o da una fonte centrale che alimenta una pluralità di edifici, sono inoltre installati entro il 31 dicembre 2016 contatori individuali per misurare il consumo di calore o raffreddamento o di acqua calda per ciascuna unità, se tecnicamente possibile ed efficiente in termini di costi”.

Quel che è certo è che l’informazione è il primo passo verso il risparmio energetico.