Antonella Boralevi, tanti libri di successo all’attivo, una prestigiosa carriera divisa fra letteratura e tv, dove spesso interviene in qualità di esperta e opinionista, confessa a Postenews il suo amore per la lettera, considerata come uno degli strumenti di comunicazione più nobili.
Qualche tempo fa, Poste fu protagonista di una curiosa iniziativa: chiese ai suoi clienti di scrivere una lettera a loro stessi, pregandoli poi di imbucarla. Poste l’avrebbe conservata. E, dopo 10 anni, l’avrebbe recapitata a chi l’aveva scritta. Ricordiamo che lei apprezzò molto quell’iniziativa.
“Fu un’iniziativa davvero preziosa. Secondo me, scrivere una lettera di proprio pugno, farebbe bene a tanti. Perché oggi noi non ci fermiamo mai a capire, ci facciamo travolgere dal flusso. Ogni lettera diventa, invece, un’autostrada verso l’inconscio. Ci fa fermare a riflettere. Scrivere a noi stessi più vecchi di 10 anni ci serve per capire chi siamo e cosa possiamo diventare”.
Curando da anni rubriche di posta con i lettori per vari quotidiani e riviste, ci dice qual è il rapporto che gli italiani, negli anni, hanno avuto con le lettere?
“Il rapporto è cambiato. Oggi, a differenza del passato, è davvero altissima la percentuale di giovani uomini che mi scrivono. La cosa mi colpisce molto: è come se avessimo paura della sofferenza, come se questa fosse un tabù, e preferiamo dunque comunicarla ad un’estranea, come posso essere io, per chi mi scrive”.
Il suo ultimo romanzo, “Chiedi alla notte”, scava nelle anime dei personaggi e tira fuori i loro segreti più nascosti. Non crede che, analogamente, nella riservatezza che è propria di una lettera scritta a mano, questo sia un modo per raggiungere il nostro inconscio?
“Sì, certamente. Nel tempo mi sono esercitata ad elaborare un metodo di analisi molto approfondito, basato cioè sulle discipline della linguistica, della semiotica e sull’analisi del testo. Sono convinta che ogni lettera sia come una sorta di bisturi dell’anima, che lavora su di te. Un metodo, cioè, per raggiungere e rendere visibile quella parte di noi che è nascosta”.
Sappiamo che è impegnata nella scrittura del suo prossimo romanzo. Può anticipare qualcosa ai lettori di Postenews?
“Quando mi arriva l’ispirazione per scrivere un nuovo romanzo, entro in uno stato di ipersensibilità. Il nuovo libro che sto scrivendo e che uscirà a febbraio è imperniato attorno ad una storia che racconta quello che ogni donna può diventare, se solo lo vuole e se combatte per riuscirci”.
Non crede che le parole scritte dentro una lettera siano in grado sempre di entrare nel cuore di chi le legge?
“Sì, ed è per questo che l’attesa del postino è un qualcosa quasi di magico: con lui è come se arrivasse il futuro, perché quello che ti consegna, un pacco o una lettera, può davvero cambiare la tua vita. E poi io, ancora oggi, scrivo lettere e soprattutto cartoline, ovunque mi trovo. Alcune le spedisco alla mia cara zia Elena, una signora ottantenne di grande cultura, che è ben felice di riceverle. Una cartolina è in grado di raccontare tante cose”.