Carlo Cottarelli, economista, è direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica. A Cottarelli abbiamo chiesto una previsione sulla ripresa del Paese dopo la pandemia e un parere sull’importanza del ruolo di un’azienda come Poste, non solo per l’impegno nella logistica della campagna vaccinale, ma anche nell’educazione digitale dei suoi 35 milioni di clienti.
Lei è sembrato più ottimista di altri economisti sul dopo-Covid 19.
“Penso che oggi la priorità sia risolvere i problemi legati al coronavirus. È vero che sono abbastanza fiducioso nel fatto che, superato il problema sanitario, ci possa essere un rimbalzo veloce dell’economia. Però, ad oggi, ogni previsione sarebbe fuori luogo, visto che non sappiamo quando potrà essere superata l’emergenza sanitaria. Se la crisi si dovesse trascinare per tutto il 2021 e se neanche con i vaccini si arrivasse a una soluzione soddisfacente, allora la ripresa sarebbe oltremodo difficile. Ma, ripeto, una volta che avremo girato pagina il rimbalzo potrà essere veloce, perché lo choc non dovrebbe lasciare residui immediati e ci sarebbe un riavvio del ciclo economico. Un ruolo importante lo giocheranno anche e soprattutto le politiche monetarie e fiscali molto espansive. Da qui la previsione che il rimbalzo possa essere veloce”.
Poste Italiane è tra i protagonisti nella distribuzione dei vaccini. È un ruolo importante all’interno del piano del Commissario Straordinario all’Emergenza. Come si sta comportando l’Italia nella campagna vaccinale?
“Bene, ma mi sembra che il piano previsto debba essere accelerato, con obiettivi più ambiziosi del decimo della popolazione vaccinato entro fine marzo. Mi chiedo se e come si può fare meglio, se il problema sono le forniture previste dall’accordo fatto con l’Unione Europea, se è un problema di distribuzione o di personale. Ad ogni modo sarebbe importante andare più velocemente. Perché più si trascina questa emergenza sanitaria più diventa difficile evitare dolorose conseguenze anche a medio termine, con imprese che falliscono e lavoratori che perdono la possibilità di rientrare nel mercato del lavoro. Usciremo da questa situazione solo con le vaccinazioni, quindi ogni accelerazione del piano è un bene. Chiunque partecipi, come fa Poste Italiane, alla campagna vaccinale per migliorare la distribuzione, il tracciamento e la logistica aiuta il Paese a uscire da questo tunnel”.
Nel corso della pandemia, in questi mesi i servizi offerti dalle grandi aziende, in particolare da Poste Italiane, stanno promuovendo la cultura digitale in una fascia della popolazione che tradizionalmente ne è lontana. Quanto può aiutare questo nella ripresa del Paese?
“Molto. L’educazione digitale rimane fondamentale, il sistema-Paese sconta un deficit importante sia nel pubblico che nel privato. Se si vuole essere positivi, diciamo che il trauma sanitario in corso ci sta spingendo a diventare più digitali. Speriamo che, una volta finito, resti la confidenza con gli strumenti che abbiamo imparato a usare, compreso quello dei pagamenti digitali. Un discorso diverso, a mio avviso, va fatto sullo smart working, che se da una parte ha portato vantaggi in termini di costi dall’altra ha cancellato il contatto umano e ridotto lo scambio d’idee tra colleghi. Questo potrà diventare un problema, forse dobbiamo ancora trovare il giusto equilibrio”.
I pagamenti digitali, che lei ha citato, vedono Poste protagonista: questi strumenti possono aiutare anche nella lotta all’evasione fiscale?
“Tutto ciò che è digitalizzato lascia una traccia, quindi di certo aiuta a combattere l’evasione. Ma non è un esito automatico, non basta un pagamento elettronico per essere sicuri che questo generi il pagamento di una tassa corrispondente. Però anche dal punto di vista psicologico è importante, perché è un deterrente per l’evasore”.