Scenari futuri della mobilità urbana e qualità dell’aria. Uno studio, realizzato dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Cnr in collaborazione con Motus-E, l’associazione italiana per lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia, presenta una valutazione della dispersione in atmosfera e della ricaduta al suolo degli inquinanti primari e secondari e il relativo impatto emissivo nelle città di Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo, secondo un’analisi di due scenari prospettici (al 2025 e al 2030), dell’attuale parco circolante di veicoli relativi ai comparti del trasporto privato e della logistica delle cinque città italiane. Il Rapporto “Più mobilità elettrica: scenari futuri e qualità dell’aria nelle città italiane” ha permesso di evidenziare non solo come il traffico veicolare sia tra le prime cause di inquinamento in ambito urbano ma anche come la considerevole ricaduta sul numero di morti premature produca una significativa incidenza sui costi sociali ed economici. Dai risultati ottenuti si evince come, all’interno di uno scenario più ampio di ricambio del parco veicolare privato, la penetrazione di una percentuale di veicoli elettrici giochi un ruolo fondamentale nella riduzione delle concentrazioni degli inquinanti locali, in particolare di NO2.
Le sostanze inquinanti
Si rileva una riduzione delle concentrazioni, in termini percentuali relative al comparto mobilità, da un minimo di 47% (caso Bologna) ad un massimo di 62% (caso Roma) considerando lo scenario al 2025, mentre prendendo in considerazione lo scenario al 2030 si assiste ad una riduzione che va dal 74% (caso Palermo) fino ad un massimo dell’89% (caso Roma). Impatto ridotto, ma comunque importante per il PM10. Se si osservano i risultati dello scenario 2025 la percentuale di riduzione parte da un minimo del 28% (caso Bologna) fino ad un massimo del 38% (caso Palermo); per lo scenario 2030 l’abbattimento non è così determinante come per NO2, la riduzione varia tra 34% e 46%. La maggiore penetrazione di vetture elettriche prospettata nello studio si traduce anche in una significativa riduzione delle stime sul numero di vittime causate dall’inquinamento atmosferico derivante dalle concentrazioni di NO2 e PM10 per città come Milano, Roma e Torino.