Italia-Svizzera, Sacchi: “Nazionale ambiziosa e professionale”

Italia-Svizzera, vista da Arrigo Sacchi. “Quando una squadra dà tutto quello che ha, ha già vinto”. Parole e musica dell’ex ct azzurro, uno dei più grandi rivoluzionari della storia del calcio, per definire l’Italia che questa sera, alle 21, affronta gli elvetici nella sua seconda gara della fase a gironi del Campionato europeo di calcio. La sfida con gli elvetici è subito uno spartiacque nella corsa degli uomini di Roberto Mancini nel torneo; perché in caso di vittoria sarebbero aritmeticamente qualificati agli ottavi con una gara di anticipo.

Saggezza

È bene ascoltare le parole di Sacchi, come fossero quelle di un saggio, perché ben conosce le difficoltà che nasconde allenare la nazionale, visto che l’ha guidata dal 1991 al 1996, e con fortune alterne. Il tecnico di Fusignano ha parlato – o meglio scritto – più volte in questi giorni sulle colonne della Gazzetta, anche dopo la netta vittoria degli Azzurri nel match inaugurale del torneo. Quel 3-0 alla Turchia, dominando la gara in lungo e in largo, ha fatto pensare in grande tutti i tifosi ed esaltato la stampa e molti addetti ai lavori. Ma il mister vicecampione del mondo nel 1994, dall’alto della sua saggezza, ha prontamente invitato tutti alla calma, soprattutto per permettere alla squadra di continuare a lavorare bene e in serenità, come fatto finora.

Mix efficace

“La Nazionale sta esprimendo professionalità, entusiasmo, generosità, modestia e una giusta ambizione, che quando è sana permette di arrivare prima sulla palla e scaccia la paura”, ha scritto Sacchi. Quasi rivolgendosi a Mancini in persona, ha avvertito, con fare paterno che “ora l’avversario più difficile potrebbe essere il pensare di essere invincibili. La trappola del successo non deve fermare questa splendida squadra che gioca ormai a memoria e vince da protagonista”. Per Fabrizio Bocca, storica firma sportiva della Repubblica, proprio la lezione vissuta e subita in prima persona da Sacchi nell’Europeo del 1996, in cui l’Italia non superò la fase a gironi, potrebbe servire a Mancini: non stravolgere la formazione nella seconda gara. Quindici anni fa, infatti, l’allora ct cambiò cinque giocatori tra le prime due partite e complicò un percorso che terminò con una eliminazione a sorpresa.

Squadra nello spirito e nel gioco

Forse la premura di Sacchi deriva proprio da quella delusione sofferta. Oggi non gli ha però impedito di apprezzare il gioco e il lavoro fatto da Mancini. “L’Italia è una vera squadra nello spirito e nel gioco – ha scritto ancora sulla rosea l’ex allenatore del Milan dei grandi successi – Un collettivo che permette di nascondere limiti e inesperienze, aumentando la qualità e la fantasia”. Qualità e fantasia che speriamo di apprezzare anche questa sera; ancora all’Olimpico di Roma, magari festeggiando al novantesimo insieme a mister Sacchi il passaggio agli ottavi di finale.