Ora torniamo a vedere i sorrisi e a parlare con le persone. È il pensiero di Marco, portalettere a Monza, ai tempi del Covid, intervistato dal Giorno (nell’edizione Milano Metropoli e Brianza) . “Appena arrivato in città, è scoppiata la pandemia: in giro c’eravamo solo noi e le ambulanze – sottolinea il dipendente di Poste Italiane – ora finalmente ritroviamo il contatto con anziani, famiglie e negozianti”.
Da Monza all’Italia, un Paese unito
Nell’articolo si legge di come, per Marco, Monza sia sempre stata zona bianca. Infatti, mentre tutta la città e l’intero Paese erano chiusi in casa nel primo lockdown, lui e i suoi colleghi non si sono mai fermati. Per il 35enne dipendente di Poste Italiane, originario di Lamezia Terme, mai un giorno di assenza: “Per strada c’eravamo solo noi e le ambulanze che andavano e venivano dall’ospedale”. Ma adesso Marco è tornato ad incrociare nuovamente le famiglie, i commercianti, i ristoratori, i pensionati. E anche i loro sorrisi. Marco era arrivato nella città brianzola nel gennaio 2020: “Ho avuto giusto il tempo di imparare un po’ le strade – si legge nella sua intervista al Giorno – e poi sono andato avanti, con tutte le precauzioni del caso”. E ancora: “Mai mi sono detto ‘chi me l’ha fatto fare’. Sapevo, come i miei colleghi, che non potevamo mollare perché, in fondo, abbiamo contribuito a tenere unito e collegato il Paese”.
“Il contatto umano” del portalettere
Al Giorno, Marco ha fatto sapere che “quel primo periodo, in cui tutti ci siamo trovati catapultati in un mondo marziano, mi ha fatto capire quanto fosse importante il contatto, scambiarsi un saluto e un sorriso anche con chi conosci soltanto dal nome sul citofono”. Davvero un portalettere professionale. E dal cuore d’oro.