Poste Italiane per rinascere, umanamente e professionalmente dopo un periodo difficile. Il quotidiano “La Sentinella del Canavese” racconta la storia della giovane portalettere Noemi di Tondo.
Dalla danza alle Poste
Noemi, 25 anni, viene da Mirafiori, periferia di Torino, e ha fatto domanda per lavorare con Poste italiane due anni fa, in piena pandemia: “Avevo sentito dire che Poste italiane stava assumendo, così ho fatto subito domanda e poco dopo sono stata chiamata per iniziare – racconta al settimanale – È stata un’esperienza durata 12 mesi, bellissima, che ha rivoluzionato la mia idea di lavoro. Venivo dal mondo della danza, ma le professioni artistiche sono state messe a dura prova dal Covid”.
Nuovo slancio dopo un lutto
Dopo la fine del contratto a tempo determinato Di Tondo è stata richiamata per entrare a far parte dell’organico di Rivarolo Canavese, dove lavora da un mese a tempo indeterminato: “Avevo appena perso mio papà, ero in un momento critico – spiega – della mia vita e questo lavoro mi ha aiutato molto a livello emotivo, oltre che professionale. Mi trovo benissimo e mi sto impegnando a fondo, non solo per fare al meglio il mio lavoro, ma anche per conoscere tutti i ruoli del recapito. Aspiro a conoscere anche il ruolo di interno e a crescere, imparando tutto dell’importante azienda per cui lavoro”.
Il rapporto con la gente
Anche Noemi ha subito sperimentato una delle caratteristiche del lavoro con Poste Italiane, ovvero il contatto umano: “Con il cliente – spiega – è come se ci fosse un’amicizia. Non è inusuale che qualche anziana signora mi chieda di fare due parole, proprio come con il postino di una volta. Questo mestiere è stato un toccasana e mi fa stare bene”.