Ci sono lavori che si tramandano di generazione in generazione e anche quelli nelle Poste non sono da meno: postini figli di postini, spesso persino nipoti. Ma la storia di Michele Clemente, dipendente di Poste Italiane al Centro di smistamento di Bologna, è particolare perché viaggia di pari passo con quella dell’azienda che ha compiuto da poco 160 anni di vita. La sua famiglia infatti lavora per le Poste praticamente da quando esistono. La vicenda è raccontata dal Resto del Carlino.
Dalla Puglia con orgoglio
Michele Clemente racconta: “Lavoro qui dal 4 dicembre 1991. Porto una tradizione che inizia da fine ‘800: l’orgoglio nel farlo è ancora oggi difficile da descrivere. Ho impresso il ricordo di mio padre con la divisa da postino, così come ricordo, seppur in modo più vago, mio nonno. Io sono stato il primo a trasferirmi nel capoluogo emiliano dalla Puglia, nostra regione d’origine: ho lasciato il mare per cominciare a lavorare alle Poste, ma soprattutto per rendere orgoglioso mio padre e portare avanti questa nostra speciale tradizione”.
I consigli di famiglia, nelle difficoltà
Clemente racconta le difficoltà di ambientamento: “Tra l’affitto, il cibo e il dover provvedere a me stesso completamente da solo in una città lontana da casa non è stato semplice. Ma questo non mi ha fermato e oggi posso dire di avercela fatta anche grazie all’aiuto di mio padre. Fu lui a dirmi di non abbandonare questo mestiere, perché rappresentava la nostra vita. Piuttosto che farmi abbandonare le Poste, non esitò a dire che mi avrebbe aiutato lui economicamente con tutto ciò che mi serviva”.
L’esempio del prozio (e non solo)
Fra gli aneddoti che racconta c’è quello del prozio Tommaso Clemente, portalettere già nel 1891: “Nonostante la bufera di neve che imperversava nella Valle di Macchia a Monte Sant’Angelo – spiega – uscì per consegnare il suo numero di lettere ai valligiani. Quel giorno non tornò mai a casa, come mi hanno raccontato, e si spense all’età di 24 anni. Conservo il ricordo di un parente che ha fatto il suo dovere, e che ha portato avanti il suo lavoro fino all’ultimo”.
Il grande valore del lavoro
Racconta ancora Michele: “Non ho figli, ma se mai dovessi averne darò loro carta bianca. Se sceglieranno di portare avanti questa tradizione sarò il primo a festeggiare”. Poi pone l’accento sulla bellezza del suo lavoro: “Mettere la divisa ogni giorno ha un grande valore. Sono capo squadra di questo reparto e il mio compito è quello di coordinare i lavori e gestire il personale. E questo significa anche capire e dialogare con le persone che lavorano insieme a me, in uno scambio dove la collaborazione è alla base”. E aggiunge: “L’azienda è cresciuta moltissimo in questi anni. Nella tecnologia, soprattutto. È un lavoro pulito, professionale e ordinato, ma anche meno pesante rispetto al passato perché sono stati fatti grandi passi in avanti”.
Il cappello da postino del padre
Quando poi gli si chiede un ricordo, il più bello legato al suo lavoro, non ha dubbi. Si torna di nuovo alla tradizione di famiglia: “Mi viene in mente il cappello da postino di mio padre, con lo stemma davanti – conclude – Lo abbiamo conservato con grande attenzione perché nasconde una storia importante che ora io porto avanti con orgoglio. Così come l’affetto dei nostri concittadini, che hanno sempre considerato il postino un punto di riferimento e una figura importante del nostro paese d’origine. Allo stesso modo non potrò mai dimenticare quando mi hanno comunicato il passaggio da operatore a responsabile: lì ho capito che credevano in me e che si fidavano davvero”.