Il Consiglio Nazionale della Magistratura ha nominato Margherita Cassano presidente della Cassazione. È la prima volta per una donna, nel caso della Cassano “vice” del presidente uscente della Suprema Corte, Pietro Curzio, a cui subentra.
Profilo eccellente
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha presieduto il plenum del Csm che ha nominato all’unanimità la nuova Presidente: “Margherita Cassano ha un eccellente profilo professionale. Alle sue doti e attitudini di elevato livello unisce l’attività di studio e ricerca. Sono certo che il suo contributo sarà prezioso anche per il Csm, di cui conosce bene i meccanismi, avendo fatto parte di questo Consiglio tra il 1998 e il 2022″.
Il traguardo di un percorso lungo 60 anni
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha sottolineato: “Congratulazioni a Margherita Cassano, prima donna ai vertici della Corte di Cassazione. La sua nomina a primo Presidente della Suprema Corte è il traguardo di un percorso iniziato 60 anni fa, con l’ingresso delle prime donne in magistratura e rappresenta un ulteriore fondamentale passo in avanti verso l’effettiva parità di genere. La Presidente Cassano sarà un punto di riferimento per le giovani che sempre più numerose superano il concorso, per prestare un essenziale servizio alla Repubblica”.
La carriera di Margherita Cassano
Margherita Cassano è la prima donna a guidare la Cassazione, e prima donna anche nel 2020 ad accedere ai vertici della Suprema Corte nel delicato incarico di “vice” del presidente. Nell’arco di tre anni Margherita Cassano ha collezionato due primati, che sino a qualche tempo fa sembravano inarrivabili per chi appartiene all’altra metà del cielo. Merito di un curriculum inattaccabile, fatto di esperienze di altissimo livello da Pm e da giudice. Fiorentina di nascita, ma di origini lucane, la nuova presidente della Cassazione ha 67 anni ed è “figlia d’arte”. Suo padre Pietro ha presieduto processi chiave durante gli anni bui del terrorismo, come il giudizio bis sull’omicidio del magistrato romano Vittorio Occorsio. E lei stessa entra giovanissima nell’ordine giudiziario, a soli 25 anni. Il suo primo incarico è nel 1981 alla procura di Firenze, dove si fa subito notare dal capo dell’ufficio e dai colleghi “per attaccamento al servizio, abilità nella conduzione delle istruttorie, quantità e qualità dei provvedimenti redatti e degli affari trattati”, come attesta in occasione del suo primo avanzamento di carriera il Consiglio giudiziario in un parere reso al Csm. L’anno dopo fa già parte del gruppo specializzato nelle indagini sugli stupefacenti – tema al quale dedicherà anche pubblicazioni- e sulla criminalità organizzata. Parallelamente, si occupa anche di omicidi, sequestri di persona, infortuni sul lavoro, reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione e reati contro la libertà sessuale.
L’impegno di Margherita Cassano nella Dda
Dal 1991 al 1998 viene assegnata della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, anni in cui lavora fianco a fianco con il procuratore Pier Luigi Vigna. Nel 1998 viene eletta tra i componenti togati del Csm, con Magistratura Indipendente, il gruppo che rappresenta le toghe moderate, e per quattro anni fa parte della Sezione disciplinare.
Il primo approdo in Cassazione
A fine mandato nel 2003 approda in Cassazione: viene assegnata alla Prima sezione penale, che in seguito presiederà, e lì si occupa di omicidi e reati di violenza. Nel 2016, il ritorno a Firenze, stavolta come presidente della Corte d’appello. Ci resta quattro anni, in cui dà un forte impulso all’informatizzazione, al recupero dell’arretrato e alla riduzione dei tempi di definizione dei procedimenti. Nel 2020, diventa presidente aggiunto della Cassazione e in tre anni “scala” la Suprema Corte, senza però mai cambiare il suo modo di essere magistrato, caratterizzato anche da una grande umanità, rispetto per le persone e capacità di ascolto. Come dimostra la risposta data a chi qualche giorno fa le ha chiesto come si stesse preparando alla presidenza della Cassazione: “Continuo a fare il mio dovere come ho cercato sempre di fare con i piedi saldamente ancorati a terra, pensando che abbiamo di fronte dei cittadini a cui fornire risposte”.