Roma, 25 giu – E’ ancora record sull’oro. Nel corso degli scambi mattutini l’oncia ha segnato un nuovo massimo da sei anni a questa parte, a 1.443 dollari. Prosegue quindi un rally che si trascina da molti mesi e al quale, nelle ultime settimane, è stata impartita una accelerazione dai deprezzamenti del dollaro innescati dalle crescenti attese di taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, a luglio, e da fattori geopolitici.
Tutte le materie prime infatti si scambiano in dollari e le fluttuazioni della valuta di riferimento tendono a provocare rapidi aggiustamenti anche dell’oro. Ma le spinte che hanno alimentato la corsa del metallo prezioso per eccellenza vanno ben oltre il fattore valutario. Dopo un periodo di relativa calma, e minimi al di sotto dei 1.200 dollari tra l’estate e l’autunno del 2018, il metallo prezioso ha ricominciato a correre, in particolare quando si sono create incognite sul contestuale rally (e la sua tenuta) dei mercati azionari.
L’oro è da sempre utilizzato come porto sicuro nelle fasi di incertezza e come alcuni titoli non offre alcun rendimento fisso agli investitori, che guadagnano o perdono unicamente in base alla differenza di prezzo tra acquisto e dismissione.
Più di recente il rafforzamento del lingotto è proseguito a dispetto del moderarsi dei timori sui mercati azionari. Di fondo, a contribuire alla crescita dei metalli preziosi, ci sono le sterzate espansive di politica monetaria mostrate da Federal Reserve e Bce. Ma potrebbero pesare anche i forti acquisti che da mesi stanno portando avanti alcune banche centrali, secondo i resoconti del World Gold Council.
L’ultima fiammata è stata anche innescata dalle crescenti tensioni Usa-Iran, dopo che Teheran ha abbattuto un drone da ricognizione Usa e il presidente Usa Donald Trump è stato sul punto di lanciare un attacco di rappresaglia.