Non si ferma la stretta monetaria della Bce, che ha operato nuovo rialzo dei tassi di 0,25 punti base, portando il tasso di Rifinanziamento a 4% in risposta ad uno scenario inflazionistico ritenuto dalla banca centrale ancora preoccupante. La Presidente Lagarde ha anche anticipato che con ogni probabilità quella di giungo non sarà l’ultima mossa al rialzo, ma verrà seguita almeno da un altro rialzo il prossimo luglio. Il TG Poste torna ad approfondire la tematica, con un occhio particolare ai risparmiatori, nell’ambito de “La Bussola del risparmio”, con Eletta Savarino, Referente studi e analisi economiche Centro Studi di Gruppo Poste Italiane.
Federal Reserve, la corsa rallentata
Savarino comincia illustrando le motivazioni dello stop deciso invece dalla Federal Reserve, la banca centrale americana: “La Fed – spiega Savarino – ha mantenuto fermi i tassi al 5,25 percento pur ribadendo che quello non è il punto di arrivo del ciclo di rialzi. D’altra parte, l’aggiornamento trimestrale delle previsioni economiche segnala crescita in aumento per fine anno e migliorata rispetto a marzo, inflazione core ancora in aumento e disoccupazione in diminuzione: tutti segnali che giustificano il rimanere su un percorso restrittivo della politica monetaria. Differente è invece il tema della velocità con cui i tassi vengono rialzati: se nella prima fase di rialzo, durante il 2022, la Federal Reserve ha “corso” mantenendo un tasso costante e rialzi anche di dimensioni imponenti, ora procede con più moderazione e attenzione verso i nuovi dati in uscita e quindi il percorso può prevedere anche una pausa”.
L’obiettivo target del 2%
“La Bce – spiega ancora Savarino – invece ha rialzato ancora di 0,25 punti base, in ragione di previsioni sull’inflazione sia totale che core ancora in rialzo. Questo fenomeno preoccupa le autorità centrali perché allunga i tempi per il ritorno della variazione dei prezzi in prossimità del target del 2%: questo lo si vede soprattutto nell’aggiornamento delle previsioni per l’inflazione di medio termine, 2025, al 2,2% , in leggero aumento rispetto allo scorso marzo. Questo racconta molto di quanto ancora c’è da fare per rendere il percorso di rientro dell’inflazione credibile e l’obiettivo del 2% realistico. A luglio ci sarà quindi un altro rialzo e probabilmente anche quello non sarà l’ultimo di questo ciclo.
L’inflazione totale e quella strutturale
Non è più l’inflazione totale a preoccupare, quanto piuttosto la componente strutturale. Mentre infatti l’inflazione totale sta calando decisamente sia in USA che in Eurozona per via del crollo dei prezzi delle materie prime e dell’energia, l’inflazione “core”, cioè quella strutturale, scende invece molto meno e nell’Eurozona in maniera non uniforme”. tanto che negli stati uniti l’inflazione core oggi è rimasta è più elevata dell’inflazione totale, mentre in Europa è ancora poco distante dai massimi
Le cause che frenano la discesa dell’inflazione core
I motivi fondamentali sono due: il primo deriva dall’evoluzione dei prezzi di materie prime ed energia (attualmente in frenata ma) la cui forte accelerazione degli scorsi trimestri si è diffusa a tutti i principali settori e in particolare ai servizi mantenendo i prezzi di questi ultimi molto tesi. Il secondo motivo è il mercato del lavoro che, seppur per dinamiche diverse, in tutto il periodo del post pandemia è stato caratterizzato sia in USA che in Eurozona una domanda di lavoro da parte delle imprese maggiore dell’offerta. Questo fenomeno preme al rialzo sui salari nominali e sulle contrattazioni salariali diventando benzina per l’inflazione. C’è bisogno quindi, spiega l’esperta, di raffreddare la domanda e creare quel po’ di disoccupazione che riporti in equilibrio domanda ed offerta di lavoro. E Questo inevitabilmente peserà ulteriormente sulla crescita”.
Focus sull’Italia al giro di boa dell’anno: se ne parla nell’ambito della Bussola del Risparmio
Segue un focus sull’Italia, che dopo un primo trimestre buono per il Pil ora è in una fase di frenata. Savarino sottolinea: “L’Italia ha fatto bene negli ultimi trimestri, sia in valore assoluto che relativamente all’Europa in termini aggregati. Questo è in antitesi con i dati più recenti della produzione industriale, in sofferenza, non solo del settore manifatturiero ma anche in tutti i principali settori. Anche gli indicatori sulla fiducia, segnalano che l’attività potrebbe andare incontro ad un ulteriore rallentamento, e dunque i trimestri centrali dell’anno potrebbero essere caratterizzati da una crescita ben più contenuta rispetto al primo trimestre”. “L’auspicio – conclude Savarino – è che i servizi, così come hanno fatto finora, riescano a compensare questo rallentamento dell’attività e quindi in qualche modo a sostenere il ciclo di fondo”.
Qui sopra, il servizio del TG Poste.