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Roma, 13 giu – Insegnare ai giovani (e ai loro genitori) quale strada intraprendere nel mondo dell’università e del lavoro, cercando di capire le professioni del futuro e sviluppando quelle capacità trasversali che valgono oro nello scenario attuale dell’impiego. Il progetto “Push to Open” è sbarcato anche a Poste Italiane, tramite un workshop molto partecipato il 13 marzo scorso, nel quale i ragazzi (quarto e quinto anno della scuola superiore) hanno lavorato insieme ai tutor su temi legati all’agenda Onu del 2030 e in particolare sul benessere organizzativo. È stato molto interessante scandagliare questo tema con le proposte e le domande “fresche” dei ragazzi (in larga parte figli di dipendenti del Gruppo), che hanno avuto finora solo dei piccoli approcci con questo mondo tramite i programmi di alternanza scuola-lavoro. Barbara Demichelis, direttore editoriale Push to Open, ha potuto tracciare un’analisi approfondita sui ragazzi della cosiddetta generazione Z, sulla loro visione del mondo del lavoro e sulle aspettative, anche grazie ad appuntamenti come quello avvenuto nella sede centrale di Viale Europa.

Quali sono i loro tratti distintivi dei nativi tecnologici?

«Non conoscono affatto o comunque molto poco il mondo del lavoro e fanno ancora molta fatica a comprendere cosa sia un’azienda o un’organizzazione lavorativa in genere. Sulle ambizioni e aspirazioni il panorama è variegato e il contesto geo-sociale incide. Lo abbiamo visto nei nostri open day di inizio programma ad esempio fra Nord e Centro. Il livello di fiducia in se stessi e in un futuro del loro paese è in generale scarso».

A quali tematiche le sono parsi più attenti i ragazzi, anche in occasione del workshop di Poste Italiane?

«Stiamo riscontrando una elevata attenzione a coniugare crescita e innovazione con aspetti di attenzione al sociale, all’ambiente (fonti energetiche, mobilità) e soprattutto alla “persona”, alle relazioni (uso e abuso del digitale). Un altro punto di attenzione è per loro il tempo a disposizione per sé e per gli altri, un certo desiderio di cambiare lo stile di vita che si fa strada, mano a mano che diventano più consapevoli del proprio futuro. Un commento che abbiamo costantemente a fine giornata dai ragazzi è quanto sia stato interessante e utile per loro trovarsi a discutere in gruppi con dei coetanei su questi temi, in modo originale ma strutturato, potendo capire anche nel concreto cosa sono le famose competenze trasversali o soft skill di cui parliamo noi adulti, dentro e fuori le aziende. Ovvero: collaborare, comunicare efficacemente, trovare soluzioni, essere creativi, risolvere i problemi».

Come immaginano i ragazzi il loro mestiere e l’azienda del futuro?

«Nessuno di noi ha la risposta giusta sugli scenari futuri ma è fondamentale costruirci degli scenari possibili e soprattutto aiutare i genitori a non influenzare i ragazzi con una visione del mondo del lavoro, quella che conoscono, che non è più attuale. Quanto ai ragazzi, emerge che fra le due caratteristiche più importanti che vorrebbero trovare nel loro primo lavoro ci sono il poter fare bene ciò che hanno imparato a scuola e il sentirsi coinvolti nel costruire il futuro dell’organizzazione in cui andranno».