Roma, 25 ott – Secondo gli ultimi rilievi del Comitato pagamenti Italia diffusi in questi giorni da Bankitalia, cresce l’uso dei pagamenti con le carte da parte degli italiani. Uno studio del Censis-Aipb però evidenzia che sulle scelte di risparmio resiste ancora una predilezione per il contante e la liquidità.
Le carte di credito si confermano dunque lo strumento alternativo al contante più utilizzato per le transazioni via web (+16%) e sui canali innovativi. In crescita anche gli addebiti diretti, come il Rid, e i bonifici Sepa (rispettivamente +12% e +10%), mentre si avviano sul viale del tramonto gli assegni (-9%). Il raffronto con i principali paesi dell’area monetaria conferma il ritardo italiano: l’anno scorso il numero di pagamenti alternativi al cash in Italia è stato di 111 operazioni pro capite, contro una media UE di 261, Eurozona di 246, mentre in cima alla classifica si collocavano i Paesi Bassi con 456.

Non si ferma intanto la corsa alla liquidità. La ricchezza finanziaria complessiva delle famiglie italiane non è ancora tornata ai livelli pre-crisi. Alla fine del 2018 ammontava a 4.218 miliardi di euro: -0,4% in termini reali rispetto al 2008. Molta la ricchezza ereditata dal passato, poca la nuova aggiunta di recente. Nella composizione del portafoglio delle attività finanziarie degli italiani vince la voce contante e depositi bancari, con 1.390 miliardi di euro, pari al 33% del totale e una crescita del 13,7% rispetto a dieci anni fa. Boom anche delle riserve assicurative, pari al 23,7% del portafoglio, con un aumento del 44,6% in dieci anni. Crollano invece titoli obbligazionari (pesano per il 6,9% del portafoglio, erano pari al 21% dieci anni fa) e azioni (-12,4% dal 2008). In questo quadro, sono 500.000 le famiglie italiane che detengono patrimoni finanziari superiori a mezzo milione di euro (circa il 2,5% delle famiglie). E ammonta a circa 850 miliardi di euro il portafoglio di risparmi per investimenti affidati al private banking. È quanto emerge dal secondo rapporto realizzato dal Censis per Aipb (Associazione italiana private banking)presentato a Roma.

Secondo il 76,8% degli italiani, contante, soldi tenuti fermi sui conti correnti bancari e investimenti finanziari non devono essere tassati in misura maggiore delle risorse che invece vengono investite nell’economia reale. Le idee degli italiani sul risparmio prevedono una difesa intransigente della libertà di scelta del risparmiatore e ancora una predilezione per il contante: amatissimo strumento contro l’insicurezza. Se l’economia reale vuole attirare risparmio deve rendersi allettante, e non per effetto di una tassazione aggiuntiva sulla liquidità. Tra i risparmiatori vince poi una crescente diffidenza verso lo Stato: il 61,2% degli italiani non utilizzerebbe i propri risparmi per acquistare Bot, Btp o altri titoli del debito pubblico. È la fine dei «Bot people», quando il risparmio privato alimentava una esplosiva spesa pubblica, che a sua volta foraggiava redditi privati e un sistema di welfare pubblico molto generoso.