La sua squadra ha un nome prezioso ed è storicamente una delle più competitive a livello mondiale: Alessandro Campagna allena il “Settebello”, la nazionale maschile di pallanuoto dove ha militato da giocatore tra il 1982 e il 1996 (vincendo l’oro alle Olimpiadi di Barcellona nel ’92) e che, appena uscito dalla vasca, ha preso in mano prima come vice e poi, dal 2000, come allenatore vincendo tutto, in ultimo i Mondiali Gwangju 2019. Da 40 anni, tolta una parentesi greca, Campagna fa parte di un team di altissimo livello, un’esperienza che lo ha proiettato anche su altri scenari, come quello degli speech motivazionali di team working.

Mister Campagna, in che modo i valori dello sport possono essere trasposti in una realtà aziendale?
“Credo che in un’Azienda sia fondamentale rifarsi ai valori del gioco di squadra che cerchiamo di inculcare nello sport già a partire dai giovanissimi: si vince grazie al proprio merito e a quello dei compagni. Quando c’è un errore si cerca di correggerlo nell’interesse della squadra: questo è un valore straordinario non soltanto se viene traslato nel mondo del lavoro ma che fa bene anche alla vita sociale”.

Che modello possiamo trarre dalle vittorie dello sport?
“La lotta all’egoismo è un valore che va allenato. In ogni sport c’è la squadra ‘invisibile’ composta dallo staff tecnico e un buon allenatore sa che non può fare tutto sa solo: deve accettare i consigli specifici di altri esperti nel campo della medicina, della fisioterapia, della psicologia, della metodologia di allenamento. Ci vogliono più occhi, più persone, affinché la squadra possa rendere di più. Se squadra e staff interagiscono in modo costruttivo significa che nel gruppo c’è coesione”.

Che tipo di “Nazionale” è Poste Italiane?
“Poste è un’eccellenza del nostro Paese che negli ultimi anni ha compiuto molti miglioramenti. Il grande senso di appartenenza per chi lavora in Poste è alla base dei risultati che l’Azienda ha ottenuto”.

Quanto contano le gerarchie e la comunicazione in una squadra?
“Come in un’Azienda, le gerarchie funzionano anche nello sport. In ogni squadra ci sono un allenatore, un capitano, dei leader tecnici e dei leader sociali. C’è una gerarchia quasi di tipo militare e ognuno deve rispettare il proprio ruolo. Da allenatore, ho sempre parlato agli elementi più rappresentativi per fare in modo che fossero loro a trasmettere il mio pensiero ai compagni. Tante medaglie si sono trasformate in oro grazie anche a queste dinamiche di gruppo. Quando la comunicazione è fluida, le energie si moltiplicano e una squadra coesa e unita riesce a batterne una con maggiore talento”.

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