I nostri figli e la pandemia: “Nel lockdown portavamo i medicinali agli anziani”

Sulla porta della classe di questa scuola immaginaria dei nostri figli, durante la pandemia, sta scritto: Over 18. La fascia d’età dei ragazzi che troverò là dietro. Mentre premo la maniglia per entrare, già lo so che non avrò niente da insegnare loro, anche perché questa classe non esiste per davvero: l’ho messa insieme io sulla carta. Ed è per questo che possiamo pensarli senza mascherina, stretti l’uno all’altro come si faceva quando la vita era normale. Prendo il registro, faccio l’appello: sono tutti presenti. Tutti presenti a loro stessi, nonostante tutto. “Quindi?” dico fissando Daniele, “Che ne sarà di noi?”. Il ragazzo, 22 anni, di Cortona, sta seduto in prima fila ma sembra esserci finito per caso. Si passa la mano nei capelli neri, lunghi. Sorride.

Più responsabili

“Inizieremo a cogliere le opportunità quando ci si presentano, senza posticipare, vivremo la vita ogni singolo secondo… perché il secondo dopo le cose possono cambiare improvvisamente! Ma di questo già ce ne siamo accorti. Credo che saremo più responsabili, ascolteremo di più chi ci dà delle raccomandazioni, dei consigli e li metteremo magari anche in pratica. Torneremo a ballare nelle discoteche, a cantare a squarciagola nei concerti, ci abbracceremo come mai abbiamo fatto prima, perché ora sappiamo quanto vale veramente un abbraccio”.

Il giorno della laurea

“Io sono pronta!” aggiunge al volo la sua compagna di banco. Si chiama Federica, ha 28 anni e viene da Caltagirone (Catania). “In quest’anno di pausa forzata mi sono impegnata anima e corpo per terminare i miei studi e, nonostante la fatica e le difficoltà per la chiusura degli istituti e delle biblioteche, il grande giorno della mia laurea è arrivato e mi ha permesso di tornare a sorridere come non facevo da tempo. Certo, in maniera molto diversa da come lo sognavo: la discussione davanti al computer, i problemi di connessione, una festa improvvisata dentro le quattro mura di casa, ma il calore della mia famiglia e degli amici più cari, che mi hanno circondata di palloncini e allegria, ha reso la mia laurea indimenticabile. Mi ha fatto comprendere il valore immenso che possiamo dare alle piccole cose”. Appena finisce di parlare sfila da sotto il banco l’alloro e se lo sistema in testa. Penso che questi ragazzi si sono laureati alla scuola della vita.

Nuovi obiettivi

Michael, 26 anni, di Biella si alza in piedi per pronunciare poche parole con cui dice tutto: “Durante la pandemia ho perso il lavoro. Allora mi sono rimesso a studiare, mi mancava solo un anno, e mi sono laureato. Credo che nella vita bisogna porsi sempre degli obiettivi da raggiungere nonostante le difficoltà”. Per qualche motivo, mentre lo osservo rimettersi a sedere, riesco a percepire l’orgoglio di suo padre. Riesco a percepire l’orgoglio di tutti i genitori di questi ragazzi, dei postali che li hanno messi al mondo ed educati.

Il mondo in uno schermo

La voce di Maurizio, 27 anni, di Bari, si leva da un angolo come una conferma: “Ho conseguito la mia laurea magistrale davanti a ottanta amici che mi guardavano da tutte le parti del mondo; poi l’abilitazione professionale e infine l’ammissione al corso di dottorato in università. Provo una forma di gratitudine per quest’anno in cui ho sperimentato quanto la felicità individuale sia interdipendente dalla “felicità di gregge”, dal benessere del prossimo, e quanto il prossimo mio possa essere lontano, lontanissimo, persino trovarsi a Wuhan”.

Non siamo eroi

“E voi?” domando a due in seconda fila che sembrano fratello e sorella e in effetti lo sono. Guardo sul registro: Alberto e Flaminia, 23 e 21 anni, di San Nicola La Strada (Caserta). “Voi cosa avete imparato?”. “Che mio fratello non è un eroe” dice lei. “Ma è uscito ogni mattina per distribuire medicinali, monitorare i quarantenati, aiutare le persone fragili e sole. Mio fratello Alberto non è un eroe, ma rappresenta la parte sana della gioventù, capace di dare il suo contributo sociale con passione e dedizione”. Ad Alberto brillano gli occhi. “Che mia sorella ha un amore sconfinato verso ogni membro della nostra famiglia”, replica. “Ha riscoperto l’importanza del dialogo e del confronto, ha organizzato partite di burraco e Monopoli, ha infornato dolci e, col suo carattere esuberante, ha vivacizzato le giornate rendendole tutt’altro che monotone. Flaminia ha esaltato la bellezza della nostra famiglia!”.

Tutti promossi

Per quanto mi riguarda, tutti promossi a pieni voti. E mentre li osservo, uno a uno, mi convinco che davvero andrà tutto bene: ma non nei prossimi mesi; andrà tutto bene negli anni che verranno, perché questi ragazzi sono il nostro futuro. E all’improvviso riesco a vederlo anch’io, grazie a loro, il futuro che ci aspetta. Non ho dubbi: sarà straordinario.