Luca Carboni: “Con le lettere dei miei genitori ho capito il senso della vita”
Il cantautore Luca Carboni

In questa intervista, realizzata dal magazine Postenews, il cantautore Luca Carboni racconta il suo legame con la corrispondenza e i suo i ricordi legati alle lettere e alla posta.

Luca Carboni ha una voce dolce sussurrata, la stessa con la quale canta con uno stile e una timbrica particolarissimi, canzoni create nel segno del pudore, dei sentimenti puri, ma anche delle musiche ribelli. Il cantante che ha innovato la canzone d’autore innestandola al pop, il vecchio ragazzo con i cappelli trilby e gli inconfondibili occhiali da sole, l’autore di “Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film”, suo esordio musicale, “Mare mare”, “Ci vuole un fisico bestiale”, “Ci stiamo sbagliando”, fino a “Luca lo stesso”, ammette di non essere mai stato quello che definisce ironico “un grande scrittore di lettere». «Forse perché negli anni ’70, quelli della mia adolescenza”, continua a dire, “avevamo già a disposizione uno strumento che permetteva una grande facilità e velocità di comunicazione: il telefono. Questo strumento ha permesso alla mia generazione di essere facilmente in contatto con le persone amate”.

La velocità dell’amore

Luca Carboni non scriveva lettere ma ha iniziato presto a concepire “le cose più sentite” in forma di canzoni, “piccole poesie, appunti, pensieri che ho tenuto per me o al contrario ho gridato al mondo” confessa di quegli apprendistati. “Nel mio album “Sputnik” c’è una canzone dal titolo “Amore digitale” proprio sulla possibilità che abbiamo di comunicare tutto e subito, grazie agli smartphone. Questo ci ha spinti all’urgenza della velocità anche in amore”. Adesso il potere della tecnologia ha cambiato tutto; “ci possiamo addirittura parlare guardandoci negli occhi anche quando siamo lontanissimi, c’è chi tenta addirittura di fare l’amore così, allora è inevitabile che le lettere d’amore e le penne a sfera si usino sempre meno”. Ma in “Mi ami davvero”, gli ricordo, le corrispondenze amorose sono fin troppo esibite “e scrivo una lettera per te/così ogni tanto riderai/perché l’amore fa ridere lo sai”. “Sì”, ammette, “nella canzone cito la lettera d’amore perché è sicuramente l’elemento romantico per eccellenza. La lettera d’amore è un grande simbolo” continua a dire compenetrato, “il fatto di svelare i propri sentimenti, il proprio intimo profondo in un modo che rimarrà per sempre, è qualcosa di molto potente! Un grande atto di coraggio oltre che di amore”.

Le missive dei fan

Quando iniziò la sua carriera arrivavano a casa sua molte lettere di suoi fan: “Mio padre, pensa, le ha conservate tutte dentro delle scatole, in cantina, oggi sono state sostituite dai messaggi sui social”. Ma le più gradite sono state quelle della posta domestica scritte dai genitori e consegnate tra le quattro mura di casa, una sorta di rito a casa Carboni. “Mio padre mi raccontava delle sue difficoltà a scuola con l’italiano, il terrore per i temi, ma verso i cinquant’anni cominciò all’improvviso a scrivere lettere molto ispirate e profonde a noi familiari”, racconta di quelle comunicazioni intime pensate dall’impiegato dell’azienda di giocattoli, fatte di “lettere bellissime che colpivano al cuore, commuovevano e aiutavano a fare il punto sulla nostra esistenza e davano molti stimoli”. E poi quelle notturne, scritte in punta di penna da sua madre Franca: “Ci lasciava i suoi pensieri profondi sul senso della vita su foglietti volanti che da ragazzi trovavamo sul letto quando si rientrava tardi la notte”.

Leggi tutte le interviste di Postenews