Lettere nella storia: Tolstoj, Gandhi e i sofisti della forza

Va apparendo sempre di più la pericolosità per il mondo intero della guerra in Ucraina che si pensava potesse liquidarsi come una questione di lite interna dovuta a un colpo di follia di Putin. La manipolazione iniziale della verità è analoga a quella che ha preceduto qualsiasi altro conflitto. Anzi è proporzionale al progetto di potere che si vuole affermare con ogni mezzo, armi comprese. E mentre si teme un livello crescente dello scontro, si misura l’enorme difficoltà della verità a farsi strada.

Al servizio della pace

In questa vigilia di ogni possibile scenario mondiale – da pace firmata a guerra totale – torna attuale il monito contenuto in una celebre lettera di Lev Tolstoj a Gandhi nel 1910 sull’alternativa tra amore e violenza. Due grandi figure al servizio della pace, impegnate nella lunga marcia per affermare il valore della nonviolenza rispetto alla forza armata per affermare diritto e giustizia. La loro eredità viene celebrata con rispetto anche dai poteri politici che pensano diversamente la pace e sono restii a imitarli. La capacità di simulazione umana è riuscita a svuotare perfino l’insegnamento di Gesù sull’amore fraterno e la pace. Il dibattito prevalente sulla guerra in Ucraina prospera sull’equivoco: tutti si dichiarano per la pace, ma ciascuno la intende a modo proprio. Chi resta fuori dal coro viene giudicato con rancore e considerato un nemico. Ne sta facendo le spese perfino papa Francesco, il personaggio contemporaneo più simile all’anima grande di Tolstoj e di Gandhi.

La legge dell’amore

Sensibili anzitutto alla pace diversa promessa da Cristo ai discepoli. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. “Più vado avanti nella vita – scriveva Tolstoj al Mahatma Gandhi – più desidero dire agli altri, specialmente adesso che mi sento vicino alla morte, ciò che sento in modo particolarmente vivo e che, secondo me, è di un’importanza enorme, e cioè quel che si chiama la non resistenza, ma che, essenzialmente, non è altro che la dottrina dell’amore non svisata dalle false interpretazioni. Che l’amore, cioè l’aspirazione delle anime verso l’unione e verso l’attività che ne deriva, costituisca la somma, l’unica legge della vita umana lo sente e lo sa nel profondo dell’anima ogni uomo. Questa legge è stata proclamata da tutti i saggi del mondo, indiani, cinesi, europei, greci, romani. Penso che sia stata espressa più chiaramente da Cristo, che ha detto apertamente che solo in ciò consistono tutta la legge e tutte le profezie”.

L’imposizione della violenza>

Ma non basta, secondo lo scrittore, “prevedendo lo svisamento al quale questa legge è stata sottoposta, e al quale può essere sempre sottoposta”, Cristo “ha indicato chiaramente il pericolo di questo svisamento, che è proprio delle persone che vivono per gli interessi mondani, e precisamente il pericolo di permettersi una difesa di questi interessi per mezzo della forza, di rispondere ai colpi con i colpi, di togliere con la forza gli oggetti appropriati…. L’uomo sa, e qualsiasi persona ragionevole non può non sapere, che l’uso della coercizione è incompatibile con l’amore quale legge fondamentale della vita, che non appena viene permessa la coercizione, qualunque ne sia l’occasione, viene riconosciuta l’insufficienza della legge dell’amore e quindi viene negata la legge stessa. Tutta la civiltà cristiana, che sembra splendere così tanto, è cresciuta su questo malinteso e su questa contraddizione manifesta e strana, a volte coscientemente ma, nella maggioranza dei casi, inconsciamente. In sostanza, non appena fu permessa la resistenza con l’amore non ci fu più né ci poté più essere l’amore quale legge della vita e non ci fu legge dell’amore oltre la violenza, cioè l’imposizione del più forte. Così l’umanità cristiana ha vissuto durante diciannove secoli…”

Una lampante contraddizione

E ancora: “Tutta la vita dei popoli cristiani è una lampante contraddizione fra ciò che professano e ciò su cui fondano la loro vita: la contraddizione fra l’amore, riconosciuto quale legge della vita, e la violenza, riconosciuta addirittura come necessità sotto diversi aspetti tutti riconosciuti e esaltati, come l’autorità dei regnanti, i giudici e l’esercito. Questa contraddizione è cresciuta continuamente insieme col progresso degli uomini del mondo cristiano e, in questi ultimi tempi, è arrivata all’estremo…”. Lapidario Gandhi con due suoi pensieri: “Nessuna civiltà potrà essere considerata tale se cercherà di prevalere sulle altre”; “Che differenza c’è tra morti, orfani, e senzatetto, se la folle distruzione passa sotto il nome di totalitarismo o sotto quello di libertà e democrazia?”.