Poste ha compiuto 160 anni. Le cassette postali rappresentano il simbolo che tiene insieme la storia di questa grande azienda italiana. Se ne sono viste di tutti i colori, dall’Ottocento agli anni Settanta del secolo scorso. E delle più disparate forme e colori: gialle, verdi, grigie, blu, monocromatiche e bicolori. Stiamo parlando delle cassette postali, oggetti divenuti cult e che sono state da sempre in grado di connotare in modo suggestivo le diverse epoche.
Alle origini
Le cassette sono state messe a dura prova non soltanto dalle intemperie, dai sobbalzi o dagli scossoni che hanno subito nel corso del tempo, ma anche dalle fucilate, dalle granate e dai bombardamenti delle guerre. Talune immobili, impiantate su marciapiedi o pareti. Altre in perenne movimento, appese alle fiancate di tramvai e autobus. Nel 1886 la Direzione Generale delle Poste stipula un contratto con l’officina Meccanica di Ettore Calzone per produrre 100 cassette mobili “da collocarsi nelle varie stazioni delle principali linee ferroviarie del Regno”.
Dalle stazioni al fronte
Le cassette dovevano essere in lamiera di ferro, verniciate con colore a olio a due mani e portare sul davanti la scritta “Regie Poste”. La lunga storia prosegue poi nel 1898, quando le Regie Poste e la ditta Baudi e C. di Torino stipulano un accordo per utilizzare le cassette di impostazione come veicolo pubblicitario, allo scopo dunque di affiggervi avvisi commerciali. Già dal biennio 1893-1894, le stazioni ferroviarie più importanti si erano dotate di 670 nuove cassette mobili. Successivamente, anche gli automezzi adibiti al ritiro della corrispondenza vengono dotati di cassette mobili asportabili o semplicemente di feritoie per la spedizione diretta nel furgone postale.
La Grande Guerra
Un salto fino alla Prima Guerra Mondiale, quando degli “speciali uffici postali” accompagnano le truppe al Fronte: sono quattro casse di legno, corredate di sgabelli e piani di appoggio che, una volta aperte, si trasformano in un vero e proprio ufficio postale. Dal loro interno si estraggono timbri, calamai, tamponi, matite, penne, una piccola bilancia per pesare le lettere e una per pesare i pacchi. Negli anni Venti vengono studiate nuove cassette automatiche. Alla stazione ferroviaria di Milano, entra in funzione un macchinario per l’inoltro meccanico permanente della posta.
L’incontro di Camilleri
Nel 1940 ecco la nascita della Cassetta delle Regie Poste. Questa cassetta sarà la coprotagonista del racconto di Andrea Camilleri, La cassetta e io. Lo scrittore ripercorreva il suo primo “incontro”, da bambino, con la cassetta di impostazione, quando con una lettera voleva scoprire l’amore che provava per una sua compagna di scuola, “bionda e bellissima”. Il racconto è contenuto nel volume curato dall’Archivio Storico di Poste Italiane “Buca delle Lettere”. Dopo il Referendum che sancì il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, le Poste eliminano dalle cassette di impostazione l’emblema del Regno d’Italia. Inizialmente facendo incollare dagli attacchini una striscia di carta con su scritto “Poste Repubblicane”, poi, man mano, l’emblema del Regno viene scalpellato via definitivamente. Dagli inizi degli anni ’50, dopo la riorganizzazione dei servizi postali, si avvia la produzione di nuovi tipi di cassette d’impostazione, con un design più attento al gusto dell’epoca e alla praticità d’uso.
Tra sport e spettacolo
Eccoci poi alle ambite cassette postali delle Olimpiadi di Roma 1960, che sul davanti avevano applicata la piantina della maratona. Cinque anni più tardi, la posta inizia a viaggiare su tram e autobus, per l’inoltro celere della corrispondenza, grazie a piccole cassette di impostazione rimodernate nella forma e nelle linee. A Milano, nella notte del 10 aprile del 1965, vengono rimosse oltre mille cassette e ne sono installate circa 1.400 del nuovo tipo a due feritoie. Negli stessi anni, l’indimenticato Corrado sbuca da una cassetta di impostazione, in uno spot destinato a far conoscere il CAP agli italiani. Per questa campagna informativa, le Poste coinvolsero testimonial del mondo dello spettacolo, fra i quali Gianni Boncompagni, Raffaella Carrà, Gino Bramieri, Gianni Morandi e Ugo Tognazzi.
(in collaborazione con Mauro De Palma e Angelo Lombardi)
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