Bollette, sorrisi e servizi innovativi: Firenze, parlano i clienti della portalettere Alessia

Alessia cammina veloce. È un giorno di cielo grigio, lei ha la divisa gialla che fa dei fruscii con i suoi passi. Un telo impermeabile ricopre la grande scatola con la posta che sta dietro alla sella del motorino. Scandicci, via Donizetti. Alessia ha un casco che le nasconde la chioma fluente e gli scarponi, perché ha tanti chilometri da fare. È una ragazza alta, dai modi molto gentili. È diventata di ruolo un anno e mezzo fa, aprile 2021. Professione postina, come Mario Jimenez, il figlio del pescatore che consegnava le lettere a Neruda. Sono solo 18 mesi che lavora qui, ma devono conoscerla già quasi tutti, perché tanti stanno fuori, con le chiavi in mano, per aprirle il portone. Il cronista che la segue fatica un po’ a capire e Mario dice che è per via dei citofoni, “che un mucchio di volte non funzionano ‘sti maledetti”. L’e-commerce e le nuove tecnologie hanno cambiato la figura del portalettere, perché è vero che online si possono mandare telegrammi e raccomandate o pagare i bollettini, però questo rito deve aver conservato ancora qualcosa di sacro, come se tutti noi aspettassimo il nostro Arcangelo con la buona novella.

Racconti che legano

Alessia dice che adesso molte volte non sono buone notizie, “sono multe o bollette da pagare”. Però arrivano anche pacchi, e non sono solo regali, sono come racconti che ti legano al mondo. Che poi è quello che fa il postino, anche adesso: è lui che unisce la nostra vita a quella degli altri. Sarà per questo che la signora Cangelosi appena la vede da lontano, si avvicina arrancando mentre sventola le chiavi: “Le apro io”. Mentre entriamo, si gira verso Alessia: “Aspetto di sapere se c’è qualcosa per me”. L’altra cosa che stupisce dei postini è che non hanno bisogno di controllare, e non si capisce come facciano. Sanno già tutto: “Niente”, risponde. E la signora “meno male”, fa. “Ormai scrivere non mi scrive più nessuno. Arrivano solo soldi da pagare. Sono stata via un mese perché sono caduta e mi sono fatta male” (si tocca le spalle e il braccio). “Sono stata da mio figlio e sono tornata adesso”. Ma se aveva questa paura di brutte notizie perché è così felice di vedere il postino? “Lei è brava, sa?”. E quando uno è molto bravo, dentro di te sei convinto che possa portare solo cose buone. Così ad Alessia sorridono tutti. Anche il signore con i capelli bianchi che la chiama per strada. “Ha suonato al 38?”. Sì, ha suonato, e lei sa già chi è il tipo e tira fuori una busta verde. Ahi ahi, una multa? “No, due”, perché ne ha un’altra sotto. L’altro la prende con filosofia, sorride ancora.

Il palmare e i servizi innovativi

Poi Alessia tira fuori il suo palmare. Sul palmare ci fai la firma, ma anche un mucchio di altre cose, perché è dotato di un vero e proprio POS che consente di pagare i bollettini postali di qualsiasi utenza con inserimento manuale di tutti i riferimenti. Uno può pure ricaricare il cellulare tramite il portalettere, e in molte regioni italiane si poteva prenotare la vaccinazione anti-Covid sempre grazie al postino. Alla fine, c’è sempre un motivo se ti trattano bene. È che sei utile. Poi non sono sempre multe o cartelle di Equitalia, come per O. T., che risponde al citofono e si precipita sotto per mettere la firma sul palmare, dopo aver anche lui ossequiato con particolare gentilezza la portalettere. A volte sono pacchi, e in via Vivaldi Alessia ne ha due da consegnare a un tipo che non è in casa. E allora lei lo chiama al cellulare, perché sulla busta c’è il suo numero di telefono: “Ho due pacchi”. “Arrivo subito, dimmi dove ti trovi”. E dopo un po’ arriva un tipo con il giubbotto del Team Yamaha che le fa un sorriso largo così: “Grazie”.

Il lavoro è cambiato

Una signora col cane apre il portone, facendola entrare, mentre dice “vieni amore”. Un altro aspetta davanti a casa e chissà da quanto tempo s’è fermato lì, vedendola arrivare da lontano col suo motorino e la tuta gialla: “Apro io, vai!”. Poi gli chiede se c’è posta per lui. Alessia è una bella ragazza. È così gentile anche con i postini maschi? “No, con gli omini no”, scherza il tipo. Un altro l’aspetta sulle scale: “No, Miseria! La solita multa”. Oggi va così, più multe che pacchi. Ma il lavoro piace ad Alessia e ci teneva a farlo. Aveva cominciato col contratto a tempo determinato nel 2015. Due anni così, e dopo aveva lavorato altrove come hostess. Ma quando nell’aprile 2021 l’hanno richiamata, stavolta a tempo indeterminato, non ci ha pensato un attimo. Certo, il lavoro è cambiato. Clara Gamba, che ha compiuto la bellezza di 102 anni, faceva la postina a Nogara negli anni ‘60 quando scrivevamo ancora le lettere e la tv cominciava solo dopo le 5 della sera in bianco e nero. Ricorda che lei correva sopra la sua bici anche se c’era la neve e se faceva freddo come oggi, e “alcune persone mi invitavano in casa per riscaldarmi davanti alla stufa a legna. A volte nelle corti di campagna dei contadini mi regalavano un salame”.

La riconoscenza della gente

Clara andava sempre in bici a portare la posta, una bicicletta nera, con i borsoni di pelle ricolmi di corrispondenza sorretti a tracolla. La bicicletta non veniva mai data in dotazione: ogni dipendente doveva provvedere a spese sue ad acquistarne una bella robusta, o, come poi fece Clara negli ultimi anni di servizio, a comprare un motorino. Ricorda con orgoglio di essere caduta più volte, ma di non aver mai avuto un infortunio, “perché la posta andava consegnata ogni giorno. Quando bucavo una ruota, mi rivolgevo a degli amici che mi venivano a prendere e mi aiutavano. Non mi sono mai fermata”. E Attilio Burato, che faceva il postino invece negli anni ‘80, a Montecchia, provincia di Verona, e alla bisogna pure a Roncà, all’inizio girava con un motorino che si era fatto dare in prestito per consegnare la posta e solo dopo comprò una Vespa. Dice che portava lui le pensioni a casa della gente perché gli avevano dato la delega. “Mi offrivano un caffè, un bicchiere di vino, e una signora anziana mi teneva lì a parlare e ripeteva sempre che mi ricordava nelle sue preghiere”. Il primo Natale che si era presentato con le tredicesime, il paese lo aveva ricambiato regalandola anche a lui: “Quasi tutti mi fecero gli auguri, porgendomi una busta con dentro mille lire. Quel mese guadagnai più di mance che di stipendio”. Chissà se capiterà la stessa cosa anche ad Alessia.

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