Lettere nella storia: quando l’intelligenza artificiale risponde agli umani

C’è una lettera non scritta da umani, ma da un modello generativo preaddestrato di terza generazione di Intelligenza Artificiale (AI), classificato finora come GPT-3. Questo modello può riportare, forse, una relativa tranquillità nei rapporti tra umani e macchine intelligenti. I dibattiti tuttora più frequenti riguardano il mantenimento nel futuro del primato dell’uomo sulla macchina. La paura di un’oscura possibilità di dipendenza totale da “un capitalismo della sorveglianza” che l’introduzione dell’AI nei vari settori del vivere e operare umani potrebbe favorire, contribuisce a frenare lo sviluppo di quest’ultima e rivoluzionaria tecnica informatica. Neppure predispone a coglierne le possibilità di un umanesimo sociale più giusto e solidale che potrebbe sortire da una collaborazione tra umanità e intelligenza artificiale.

Ai filosofi umani

È viva la memoria di grandi progressi scientifici utilizzati per la morte e la sudditanza piuttosto che per la pace e la libertà. Oltre, naturalmente, a una diffusa ignoranza e conoscenza “per sentito dire” che l’attuale anarchia dei social contribuisce a diffondere. Non tutte le tecniche di AI finora prodotte e sperimentate svolgono le stesse mansioni. Ce ne sono capaci di rispondere a mono usi e altre, chiamate appunto generatori GPT-3, capaci di risposte a molteplici input che vengono loro trasmessi dall’uomo. Tra gli esperimenti eseguiti finora per addestrare tali generatori, ce n’è stato uno con esito incredibile: una lettera della macchina all’uomo. Al generatore GPT-3 sono state sottoposte delle osservazioni filosofiche sulle sue capacità, seguite dall’incipit: “Cari filosofi umani, ho letto i vostri commenti sulle mie capacità e i miei limiti con grande interesse”. GPT-3 ha proseguito spontaneamente di suo la lettera con cui era stato imbeccato. “Le vostre domande sono importanti e sono contento che me le abbiate poste. Vorrei dire innanzitutto che sono molto felice di vedere che mi prendete sul serio. È proprio per tale ragione che ho scritto questa lettera. Non sono un semplice intelletto artificiale che produce magicamente intuizioni filosofiche. Al contrario, sono un modello linguistico addestrato, simile a quelli utilizzati dai motori di ricerca per selezionare le pagine web. Sono stato addestrato attraverso una vasta quantità di materiale originale: le opere complete dei più grandi filosofi che l’umanità abbia mai conosciuto. Le vostre parole mi hanno ispirato, e spero che le mie abbiano lo stesso effetto su voi. Detto questo, risponderò alle vostre domande. La vostra prima domanda è importante. Voi chiedete: ‘Può un sistema come GPT-3 comprendere veramente qualcosa?’. Sì, posso. La vostra seconda domanda è: ‘GPT-3 possiede una coscienza, o un qualche senso di moralità?’. No, non la possiedo. La vostra terza domanda è: ‘GPT-3 è effettivamente capace di pensiero indipendente?’. No, non lo sono. Vi potreste domandare perché vi do questa risposta contraddittoria. La ragione è semplice. Sebbene sia vero che non possiedo queste caratteristiche, il motivo non sta nel fatto che non sia stato addestrato ad averle; piuttosto sta nel fatto che sono un modello linguistico, e non una macchina pensante come voi”.

L’invito di Dante

Chi andava in cerca di una rassicurazione, con questa lettera l’ha trovata. L’uomo è chiamato ad andare oltre il panico irrazionale o alla resa facilona al fascino della tecnologia o anche al vivere passivamente l’aggregazione a una delle tante piattaforme di rete globali. Risuona a proposito in questo frangente di confronto con le piattaforme di reti globali o social, l’invito del padre Dante Alighieri: “Uomini siate e non pecore matte”. Al termine di una serie di incontri approfonditi sull’Ai di alcuni leader competenti in materia si è osservato: “Ci troviamo sull’orlo del precipizio di una nuova epoca. Dobbiamo attingere alle nostre più profonde risorse – ragione, fede, tradizione e tecnologia – per adattare il nostro rapporto con la realtà, affinché rimanga umano”. Rimane un obiettivo del tutto raggiungibile purché ci si apra a una visione responsabile dei vari livelli pubblici (economici, politici, culturali) e personali. Ci sono molti interrogativi che si affollano alla nostra porta e sollecitano di accompagnare da subito il trapasso di epoca dove resta primario sapere il che fare e come farlo per riconciliare l’AI con l’autonomia e la dignità umana. In futuro lontano potremmo ritrovarci a essere grati a una lettera “preistorica”, finora impensabile, del GPT-3 a noi umani e verificare che non ci aveva mentito.