Due lettere, due scelte. Thomas Edison protagonista unico, da bambino e poi da affermato scienziato e industriale. Famoso inventore della lampadina e di altri 1.093 brevetti, nato nel 1847 negli Stati Uniti e morto nel 1931, Edison è definito anche “dislessico di successo”. La lettera importante a Henry Ford sull’evoluzione della civiltà industriale risale al 1912, ma non meno significativa è un’altra lettera, breve non scritta da lui bambino, ma dalla sua maestra e indirizzata alla madre di Thomas. “Si sono raccomandati di dartela, mamma” riferì il bambino alla madre che, aperta e letta la lettera, si mise a piangere e con le lacrime agli occhi disse al figlio: “Qui c’è scritto che tu sei un genio, che tu sei così bravo che non puoi stare al livello dei tuoi compagni e che devo occuparmi io della tua educazione, in maniera personale”.
Madre coraggio
Il ragazzino credette alla mamma che lo seguì per anni con cura e affetto rispondendo alle sue domande e educandolo ad amare la lettura. La verità amara di quella lettera Thomas l’apprese solo dopo la morte della mamma. Mettendo ordine tra le sue cose, ritrovò anche la lettera dell’infanzia e incuriosito l’aprì, scoprendo con somma meraviglia un testo opposto a quello che gli aveva riferito la madre. “Gentile signora – era scritto nella lettera della maestra – vostro figlio ha lentezza nell’apprendere dovuta ad un ritardo mentale. La preghiamo vivamente di non mandarlo più nella nostra scuola”. Allora comprese quanto del suo successo nella vita lo dovesse alla madre coraggio.
Il rapporto con Ford
Speciale amicizia lo legò a un altro grande imprenditore e innovatore industriale quale è stato Henry Ford nell’ambito dell’industria automobilistica. Tra loro intercorse anche un notevole carteggio attinente l’evoluzione della prima società industriale americana e gli interessi del capitale. “Per molto tempo – si legge in una lettera del 1912 di Thomas a Henry Ford – siamo inciampati, cercando di far avanzare una nuova civiltà in un modo vetusto, ma dobbiamo cominciare a rifondare questo mondo”. Edison denunciava crudeltà e sprechi del capitalismo degli Stati Uniti bisognoso di meglio registrare monopoli e disonestà di banchieri e finanzieri. “La nostra produzione, le nostre leggi sulle fabbriche, i nostri enti di beneficenza, i nostri rapporti tra capitale e lavoro, la nostra distribuzione, sono tutti sbagliati e controproducenti”.
Un nuovo modello economico
Sia Edison che Ford – osserva in proposito Shoshana Zuboff, autrice di un voluminoso studio sull’attuale capitalismo da lei definito “della sorveglianza” modellato e scandito dal potere di internet – capivano che “la civilizzazione industriale moderna sulla quale avevano riposto le proprie speranze stava per sprofondare in un tunnel fatto di miseria per tanti e ricchezza per pochi”. Capivano che “la vita morale della civilizzazione industriale sarebbe stata determinata dal sistema capitalistico dominante della loro epoca. Credevano che l’America e, in seguito il mondo, avrebbero dovuto seguire un nuovo tipo di capitalismo, più razionale, per evitare un futuro fatto di guerra e povertà. Edison suggeriva di reinventare tutto: non c’era soltanto bisogno di nuove tecnologie, ma anche che esse riflettessero un nuovo modo di capire e soddisfare i bisogni comuni; un nuovo modello economico in grado di convertire in profitto tali nuove pratiche; e un nuovo contratto sociale in grado di sostenere tutto”.
Una partita delicata
Quella lettera del 1912 – forse dimenticata nella corsa attuale ai facili guadagni – potrebbe spingere a una nuova saggezza industriale, politica e sociale, animate dall’etica che rivela necessarie e opportune alcune revisioni delle baldanzose forme di progresso pirotecniche della Silicon Valley. Studiando il modo di riportare al centro dello sviluppo tecnologico – anziché la corsa all’oro a qualsiasi prezzo – la dignità delle persone e non l’utilizzo incontrollato e incontrollabile della loro privacy che le applicazioni dell’intelligenza artificiale metteranno largamente a disposizione di pochi. Si sta giocando una partita delicata e pericolosa per la democrazia sfidata dall’enorme potere dei maghi dell’informatica. Non sarebbe male ricordare ancora oggi la saggezza ponderata contenuta nella lettera di Edison a Ford ispirata dalla capacità di ascolto della coscienza civica insieme al miraggio dei soldi.