Lettere nella storia: Frankenstein, orgoglio e pregiudizio

“Elizabeth, che era già voltata, sentendosi chiamare, pur riconoscendo la voce di Mr. Darcy, si riavvicinò al cancello. Anch’egli vi era arrivato, e porgendole una lettera che Elizabeth prese istintivamente, disse con tono freddamente altero: ‘Ho passeggiato nel boschetto per qualche tempo nella speranza di incontrarvi. Volete farmi l’onore di leggere questa lettera?’. E, con un leggero inchino, rientrò nel parco e scomparve”. Siamo solo al 35° capitolo su 61 del celebre romanzo di Jane Austen “Orgoglio e pregiudizio” che da due secoli continua a incantare schiere di lettrici e lettori inclini al lato romantico della vita. Nella trama del racconto compare una lettera. Non è la prima, ma certamente quella decisiva per incanalare la vicenda verso la morbida conclusione. La lettera, questo mezzo caleidoscopico di comunicare azioni e sentimenti umani della comune quotidianità, come di fissare eventi tragici, gloriosi e felici della grande storia umana. Delle persone ordinarie e di quelle considerate eroiche o grandi.

L’opera di Mary Shelley

La letteratura piccola e grande ricorre alla lettera come strumento di comunicazione in situazioni topiche. Ne portiamo due esempi tra loro contemporanei che hanno riscosso successo straordinario fino ai giorni nostri e continuano a far sognare e divertire. Oltre al romanzo di Austen, parliamo di Frankenstein, romanzo scritto da un’altra donna giovanissima, Mary Shelley. Tematiche apparentemente molto distanti, ma in realtà simili: il centro è la persona con il suo mistero d’amore e disincanto che può tramare sino alla distruzione quando l’amore non è corrisposto o è amore malato. In simili frangenti il ricorso alla lettera appiana il racconto e dipana i nodi gordiani dell’anima. La giovane Liz, vero perno del racconto di Orgoglio e pregiudizio, deve a una lettera del suo amante respinto in base a pregiudizi se si chiarisce i misteri di non facili rapporti tra i numerosi personaggi coinvolti e scopre il suo sbaglio nel valutare l’innamorato respinto, rimpianto e infine scelto. Darcy è il suo nome. “Se Elizabeth, quando Darcy le consegnò la lettera, non si aspettava di trovarvi un rinnovo dei suoi sentimenti e delle sue proposte, – spiega il capitolo 36 a proposito del testo completo della lettera nel capitolo 35 – non poteva neppure immaginare quale potesse essere il contenuto. Ma è facile intendere con quanta ansia la scorse, e a quali diverse emozioni era in preda mentre leggeva… Leggeva con una fretta che le impediva di ben comprendere, e, nell’impazienza di arrivare alla frase seguente, era incapace di soffermarsi sul senso di quella che aveva sotto gli occhi… Terminata la lettura senza aver quasi compreso il senso delle due ultime pagine, mise prontamente da parte la lettera protestando in cuor suo di non volerla considerare e di non volerla mai più guardare. In realtà quella lettera l’aveva ipnotizzata e agitata oltre misura. In tanta agitazione, non riuscendo a fissare su nulla il proprio pensiero, continuò a passeggiare, ma non le giovò affatto; dopo un momento riaprì la lettera, e, cercando di dominarsi… si dominò al punto di riuscire a esaminare il significato di ogni frase… Riposta la lettera, pesò ogni circostanza con presunta imparzialità; esaminò la probabilità di ogni asserzione, ma si trovò ugualmente perplessa e disorientata. Rilesse ancora, ma ogni riga provava sempre più chiaramente che proprio la questione per la quale aveva creduto di dover condannare senza remissione la condotta di Mr. Darcy, prendeva invece adesso una piega tale da renderlo del tutto innocente!… Dopo essersi soffermata non poco su questo punto, riprese a leggere… Come tutto appariva sotto un altro aspetto!”. Miracolo di una lettera. “Alla seconda lettura, l’impressione fu ben diversa… Non sapeva ormai più distogliere il pensiero da quella lettera”.

La versione del mostro

Passando dal romanzo d’amore al colore della notte di Frankenstein, il ruolo della lettera non cambia. Resta determinante nonostante siano altri i colori prevalenti del romanzo che affronta, per la prima volta, il rapporto complicato tra l’etica e la scienza. Di fronte alla seduzione della scienza, ancora oggi ci si chiede se sia lecito realizzare tutto quello che la scienza è in grado di fare o se vada rispettato un limite posto dall’etica. Quattro lettere iniziali delineano il contesto del romanzo. I 24 capitoli successivi sono lo sviluppo delle vicende della propria vita – dolorose e incredibili – che il dottor Victor Frankenstein, raccolto quasi moribondo dalla nave, narra al capitano Walton. A sua volta il capitano ne fa oggetto delle sue lettere alla sorella Margaret. In qualche modo l’autobiografia di Frankenstein è il contenuto delle lettere di Walton a Margaret. Nell’ultima lettera è contenuta anche la versione del mostro per spiegare il suo comportamento assassino. Il racconto del capitano Walton alla sorella Margaret termina con queste parole testuali: “Detto questo, è balzato dalla finestra della cabina sulla zattera di ghiaccio che galleggiava vicino alla nave. È stato subito trascinato via dalle onde, fino a perdersi lontano nell’oscurità”.