Roma, 8 ago – Centinaia di fan dei Beatles si sono radunati ad Abbey Road per festeggiare il cinquantesimo anniversario della foto di copertina dell’album eponimo, che ritrae i Fab Four mentre attraversano la strada sulle strisce pedonali davanti ai loro studi di registrazione.
La foto venne scattata l’8 agosto del 1969 alle 11:35, in un’ora in cui i fan non erano presenti in forze perché sapevano che il gruppo arrivava in studio verso il tardo pomeriggio per registrare di notte (una routine adottata per comodità di uso degli studios, ma inizialmente perché avevano letto che era la prassi di Frank Sinatra e l’idea era piaciuta).
La strada, Abbey Road appunto, venne bloccata da un poliziotto e per l’intera session fotografica – a carico di Iian Macmillan – bastarono dieci minuti e cinque scatti, di cui venne scelto infine il quarto.
Da notare che la copertina consiste della sola fotografia, senza alcuna indicazione del titolo o dell’autore. Per settimane il gruppo aveva discusso su come chiamare l’album: a un certo punto si era scelto “Everest” come la marca di sigarette, non la montagna, ma dopo essersi baloccati con l’idea di una session fotografica sull’Himalaya più pigri consigli prevalsero e – da un estremo all’altro – i Fab Four optarono per le strisce pedonali davanti allo studio.
Dopo le vicissitudini e i malumori di “Let it be” – che venne pubblicato “postumo” nel 1970 – Abbey Road fu un progetto affrontato con spirito molto più positivo dal gruppo – anche perché è probabile che John, Paul, George e Ringo fossero coscienti che sarebbe stato l’ultimo lavoro insieme.
Per l’occasione venne richiamato in produzione George Martin (che di “Let it be” non aveva voluto saperne) e le registrazioni finirono il 20 agosto; l’album uscì il 26 settembre, sei giorni dopo l’annuncio di John Lennon di voler “ottenere un divorzio” dal resto del gruppo (anche se il primo a far uscire un disco solista fu Paul).
La foto di copertina peraltro ha contribuito non poco alla mitologia (talvolta incoraggiata dagli stessi Fab Four) di “Paul è morto”, con diversi “indizi”.
La targa della macchina parcheggiata è 28 IF, ovvero “28 se” fosse ancora vivo (in realtà all’epoca ne aveva 27, ma – ribattono i complottisti – in base alla filosofia indiana conta anche il periodo di gravidanza), è scalzo (non lo era in alcune delle altre foto poi scartate), regge una sigaretta nella mano destra mentre era mancino, e non cammina in sincrono con i compagni.