Roma, 23 set – E’ partito il team italiano che raggiungerà il Nepal per studiare i cambiamenti climatici e gli effetti sulla popolazione locale. Con loro hanno un GPS ed anche un filtro per depurare l’acqua delle sorgenti: sarà una spedizione senza bottigliette di plastica. Il team italiano multidisciplinare è partito per documentare i cambiamenti climatici in atto. Entreranno nei villaggi del Mustang, in Nepal, dove intere popolazioni sono costrette a spostarsi per mancanza di acqua.

Del team, che percorrerà con 12 giorni di cammino il Mustang, l’antica via dei mercanti, tutto a piedi (133 km), fanno parte esperti provenienti dalla Toscana, dal Lazio, dal Friuli, dalle Marche, dall’Emilia – Romagna. Stefania Gentili (esperta in Scienze Naturali e caposquadra spedizione) ha detto: “Nel Mustang, Nepal, intere popolazioni sono costrette a lasciare la propria terra a causa dei cambiamenti climatici e di mancanza di acqua. Noi saremo in quei villaggi a documentare tutto questo”.

Mauro Cappelletti (Guida Aigae e caposquadra della spedizione): “E’ la prima spedizione di un progetto più ampio, chiamato simbolicamente ‘Sulla via del Dolpo’, creato con lo scopo di intraprendere una serie di viaggi verso zone del pianeta che rischiano di ‘scomparire’, minacciate da cambiamenti ambientali. Lungo il percorso non utilizzeremo bottigliette d’acqua grazie ad un filtro che servirà per depurare l’acqua delle sorgenti”.

“In Mustang, regione del Nepal, i cambiamenti climatici stanno assumendo tratti davvero drammatici con intere popolazioni e villaggi costretti a spostarsi per mancanza di acqua. Noi saremo lì per documentare tutto questo. Percorreremo ben 133 Km a piedi attraversando i villaggi. Il nostro è un team multidisciplinare, tutto italiano. Si tratta di un”esperienza-pilota’, ha aggiunto Cappelletti.

“Lo faremo – ha affermato Gentili, friulana, esperta in Scienze Naturali e caposquadra della spedizione – con una serie di azioni che saranno legate ovviamente alla parte documentaristica e dunque foto, reportage, interviste sul posto e nei villaggi, documenteremo i contatti con le popolazioni locali per entrare nel vivo di questi cambiamenti climatici. Inoltre saremo supportati tecnicamente e professionalmente da altri collaboratori che non saranno fisicamente con noi ma che ci seguiranno dall’Italia, ad esempio nel montaggio del reportage, in merito anche all’elaborazione ed al montaggio fotografico, mentre il geologo svilupperà la parte naturalistica che elaborerà i dati raccolti mentre il social media blogger ci aiuterà nella promozione finale. Avremo la possibilità di raccogliere ulteriori informazioni su quelli che sono stati i lavori precedentemente iniziati da Stefano Ardito che aveva lavorato proprio con quei villaggi che si stavano spostando perché non avevano acqua. Ci sono oramai intere popolazioni che si stanno spostando per carenza di acqua. Io, in qualità di esperta in Scienze Naturali mi concentrerò sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla flora e sulla fauna. Con me ci sarà anche un altro friulano, Giovanni Negro, che invece curerà tutti gli aspetti riguardanti la climatologia”.

“In Nepal, attraversando territori inesplorati, incontreremo anche Luigi Fieni, restauratore e fotografo italiano, che da più di 20 anni si occupa di restaurare gli affreschi di alcuni importanti monasteri, a partire dal tempio di Thugchen a Lo Mantang, fino al monastero di Jampa Lha Khang e gli antichi gompa di villaggi adiacenti. Grazie alla sua esperienza cercheremo di capire come il Mustang stia cambiando in questi ultimi anni e quanto resta delle antiche tradizioni buddiste locali. La prima fonte di ispirazione per questo progetto, è comunque da ricercare nei recenti lavori realizzati da Stefano Ardito. Il suo libro ‘Mustang, Himalaya che cambia’ (2013) racconta le spedizioni in Mustang effettuate dal giornalista per raccogliere il materiale che sarebbe stato utilizzato di lì a poco per comporre due documentari sui cambiamenti climatici nella regione: ‘Dhe non deve morire’ e ‘Le mele di Marpha’. La spedizione si svolgerà esclusivamente a piedi. Escludendo i giorni di avvicinamento da Kathmandu e da Pokara. Percorreremo le terre del Lower e Upper Mustang in 12 giorni, da Kagbeni a Lo Manthang, passando per il Passo Ghar Gompa a 4300 m di altezza (punto più alto del percorso), per ridiscendere poi verso Chussang e Muktinat. Si tratta di ben 133 km e affronteremo un dislivello complessivo di 11.200 m”. Un progetto innovativo ideato da Stefania Gentili e Mauro Cappelletti, ambedue capisquadra della spedizione multidisciplinare.

Una spedizione che sul posto si avvarrà delle importanti figure dei portatori e degli Sherpa. La figura dello Sherpa non indica un lavoro ma un’etnia che viveva in determinate zone nel Tibet orientale e che molti secoli fa si spostò a sud della catena himalayana. Gli Sherpa quindi sono prima di tutto un popolo e non solo portatori d’alta quota.

Sarà parte della spedizione anche Serky Sherpa profondo conoscitore dei luoghi. Il Dolpo è una regione di ben 8.000 chilometri quadrati con 30.000 abitanti ed è la terra più inesplorata del Nepal. Il Mustang è un piccolo Tibet per cultura e religione, racchiuso come in uno scrigno tra i confini del Nepal: una regione remota, solo in tempi recenti aperta agli stranieri, che da sempre è stata terra di confine e di passaggio.

Le carovane del sale che scendevano a sud portando lana e salgemma dal Tibet, risalivano la valle dall’India e dal Nepal cariche di riso e più a nord incrociavano la Via della Seta proveniente dall’estremo Oriente. Santi ed esploratori, mercanti e pellegrini, hanno percorso la lunga valle le cui alte pareti sono scavate dallo scorrere impetuoso del fiume Kali Gandaki. Nonostante il Mustang rimanga tuttora una regione del Nepal poco conosciuta, negli ultimi anni sta vivendo al suo interno radicali cambiamenti causati da diversi fattori: un territorio ricco di storia e cultura millenaria rischia di scomparire, minacciato dall’avanzare della desertificazione e dal turismo di massa. La situazione geopolitica in continuo mutamento mina la sua stabilità, mentre la costruzione della strada che proviene dalla Cina e i cambiamenti climatici in atto stanno mettendo a dura prova l’integrità ambientale e la resilienza degli abitanti di questa incredibile valle.

Del team fanno parte anche: l’operatore di Soccorso Alpino Federico Agostinelli: “In qualità di operatore del Soccorso Nazionale Alpino – ha dichiarato Agostinelli – mi occuperò di primo soccorso e delle operazioni di sicurezza nell’ambito della spedizione, a tutela del team”.

L’antropologo Dario Gentili: “In qualità di antropologo – ha dichiarato Gentili – e di esperto in progetti sociali finalizzati al rafforzamento ed alla valorizzazione delle risorse di piccole realtà comunitarie, sia in Italia che nelle cooperazioni internazionali all’Estero, studierò l’immigrazione interna che sta avvenendo a causa dei cambiamenti climatici e dunque lo spostamento di intere popolazioni e villaggi da un luogo ad un altro”.

L’esperta di musiche orientali Laura Amori: “In qualità di esperta di musica indiana, di cultura orientale – ha affermato Amori – aiuterò a comprendere molti degli aspetti culturali che incontreremo lungo il cammino a piedi”.