Milano, 15 ott – Produzione nazionale d’acciaio in calo del 4,5% nei primi otto mesi dell’anno a 15,4 milioni di tonnellate, con un andamento mensile che ha evidenziato un forte rallentamento nei mesi estivi. Il dato si confronta con il +1,9% realizzato nel 2018 e per fine anno non è atteso un miglioramento. Sulla produzione pesa, tra le altre cose, il momento non positivo dell’automotive, che rappresenta circa il 14% della domanda di prodotti siderurgici nazionali. L’Italia, secondo produttore europeo, è uscita dalla classifica della top10 mondiale, scendendo in 11esima posizione. La classifica è dominata dalla Cina che nel 2018 ha superato la soglia del 50% della produzione globale di acciaio (53,6%). Male anche la Germania, principale produttore europeo, che nei primi otto mesi del 2019 ha registrato una flessione della produzione del 4,4% rispetto a una media europea (Ue a 28) del -2,9% e rispetto a un tasso di crescita mondiale pari al +4,4%, trainata dalla performance della Cina (+9,1%).
“La siderurgia italiana è strutturalmente in buona salute ma sta vivendo un periodo un po’ complicato sia per quanto riguarda i volumi produttivi calati nei primi otto mesi dell’anno del 4,5% sia per la redditività frenata dai prezzi in calo – ha commentato il presidente di Federacciai, Alessandro Banzato, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione – E l’Italia non è l’unico Paese in contrazione in Europa considerando che anche per le altre importanti siderurgie del vecchio continente come quella tedesca (-4,4%), francese (-2,2%) e polacca (-10%) il trend è negativo”. Banzato si è detto comunque fiducioso che nel corso del 2020 “si possa vedere un qualche miglioramento”.
“A preoccuparci in particolare”, ha sottolineato “è la grande difficoltà in cui si trova l’Europa che si deve dare una scossa. L’industria siderurgica italiana ed europea hanno bisogno di crescita ma anche di essere salvaguardate dalle dinamiche distorsive e dalla concorrenza sleale che rischiano di rendere il nostro continente il punto di scarico della sovraccapacità produttiva che avanza inesorabilmente”. L’Ocse, ha proseguito Banzato, “stima un eccesso di produzione mondiale di acciaio pari a 550 milioni di tonnellate, ovvero più del triplo di quella che è stata la produzione dell’Unione europea nel 2018. Ma il problema è innanzitutto politico e attiene alla definizione di nuovi equilibri mondiali che alcuni vorrebbero costruire marginalizzando l’Europa. Per contrastare queste tentazioni ci vuole un’Europa coesa, autorevole, dinamica e capace di stimolare investimenti. E poiché non è immaginabile fare crescere il bilancio aumentando le attuali entrate si pone con sempre più forza e urgenza il tema degli Eurobond, l’unico strumento che può effettivamente rappresentare con efficacia un volano per la crescita”.