Roma, 19 mar – Scarso entusiasmo, se non aperto scetticismo all’idea di creare nelle banche “campioni nazionali o europei”, un chiaro riferimento all’ipotesi di fusione Deutsche Bank-Commerzbank, che comunque non menziona mai. Ma nella sua prima intervista da neo presidente della Vigilanza della Bce, Andrea Enria, si muove ad ampio raggio, spaziando dalla necessità di completare l’Unione bancaria con la garanzia unica sui depositi, al tema dei titoli di Stato in bilancio, ai tassi di interesse, alla Brexit.
In generale “il settore bancario non è ancora un ammortizzatore degli shock, ma un amplificatore – rileva – e questo ha implicazioni rilevanti anche per la politica monetaria”, che non ricade sotto le responsabilità di Enria. E sempre della politica monetaria è il compito di fissare i tassi di interesse, a zero da anni e il cui livello è regolarmente oggetto di rimostranze in Germania e altri Paesi nordici, per l’effetto deprimente che questo ha sulla redditività delle banche.
“Le banche devono essere in grado di gestire qualunque contesto di tassi. La tendenza è quella di considerare permanente il livello attuale. Ma arriverà un momento in cui verranno normalizzati e le banche fronteggeranno di nuovo i rischi di mercato e di finanziamento, dovranno prepararsi anche a questo – dice Enria – e non dimentichiamo che i tassi bassi, se comprimono i margini, hanno anche creato una incredibile finestra di opportunità per gestire il problema della qualità degli asset. In questa prospettiva sono lieto che ci sia ancora margine per sfruttarli”. Secondo il capo della Vigilanza, infatti, il processo di smaltimento dei crediti deteriorati (Npl) “va completato prima di entrare nella prossima recessione”.
Il quotidiano finanziario decide però di dare risalto al tema della possibile maxi fusione tedesca. “Non amo particolarmente l’idea di campioni nazionali o campioni europei”, dice Enria. Certo, è un problema se le banche europee non vengono considerate un investimento attraente, ma al tempo stesso si vuole “un mercato aperto” in cui le banche estere e le loro capacità devono essere “benvenute”.
Peraltro se una ipotesi di fusione (come sembra essere il caso di Db-Commerzbank, che Enria non cita mai) ha prevalentemente motivazioni politiche, difficilmente può attendersi sponde nella Vigilanza. “Dobbiamo guardare ai piani industriali, a quando siano solidi una volta effettuata la fusione – spiega -.Guardiamo all’osservanza delle regole e alla gestione dei rischi. Guardiamo a solidità e sostenibilità dal punto di vista prudenziale”.
“Per me le motivazioni politiche non contano – afferma chiaro e tondo -. Non posso proprio prenderle in considerazione. Quello che conta per noi è l’operazione che ci viene posta davanti e la sostenibiltà del progetto”. La sua capacità di generale utili.
Enria mette poi in rilievo il problema della persistente mancanza di uno schema comune di garanzia dei depositi con l’Unione bancaria. “Se un conto in Grecia non è percepito come avere la stessa sicurezza che un conto in Austria è chiaro che il concetto di Unione valutaria ne esce danneggiato agli occhi dei cittadini”. E interviene sul tema dell’aggiustamento mark-to-market dei titoli di Stato detenuti dalle banche: l’aspetto positivo è che incentiverebbe la gestione di questo genere di rischi, ma l’aspetto negativo è che data la concentrazione che c’è in alcuni istituti basterebbero piccole variazioni a dimezzare i coefficienti patrimoniali e “da vigilanti non è una cosa che possa farci piacere”.
Infine, la Brexit. “Ci siamo preparati ma voglio rimarcare che è qualcosa senza precedenti. Non possiamo escludere che vi siano episodi disordinati o che non siano stati previsti. In questi casi la cosa più importante sarà la cooperazione con le autorità Gb”. Enria ha riferito che ci si attende che a seguito di questo processo attività bancarie equivalenti a 1.200 miliardi di euro finiscano sotto la vigilanza della Bce. E “nel 90 per cento dei casi sono concentrate in sette grandi banche”.