Roma, 21 nov – L’Ocse ha ritoccato al rialzo la previsione di crescita economica dell’Italia di quest’anno, indicando ora un più 0,2 per cento del Pil a fronte della crescita a zero stimata lo scorso settembre. Nel suo ultimo Economic Outlook ha confermato il più 0,4 per cento atteso sul 2020, mentre sul 2021 stima un più 0,5 per cento. “Sul Pil è atteso un recupero molto graduale – si legge nel capitolo sulla Penisola -. L’incertezza globale sul commercio e la debolezza della domanda esterna continueranno a pesare sulle esportazioni e sugli investimenti delle imprese”.
Restando sulle cifre, l’ente parigino prevede una stabilizzazione del deficit al 2,2 per cento del Pil in 2019 e 2020 e una limatura al 2 per cento nel 2021, mentre il debito salirebbe al 136 per cento del Pil quest’anno, dal 134,9 per cento del 2018, e al 136,1 per cento nel 2020, per poi iniziare una moderazione a partire dal 2021, su cui è previsto al 135,6 per cento.
L’Ocse chiede all’Italia una riforma del sistema fiscale di ampia portata, assieme a una “razionalizzazione” della spesa pubblica, la cancellazione di quota 100 sulle pensioni e il mantenimento del collegamento dell’età pensionabile con la speranza di vita. Servono poi miglioramenti ai servizi pubblici e riduzioni delle incombenze regolamentari, mentre vanno rafforzati i servizi di collocamento e formazione. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico chiede anche di eliminare i sussidi ambientali che si sono rivelai controproducenti.
Interpellata sulla penisola tuttavia, la capo economista dell’Ocse, Laurence Boon, durante la presentazione del rapporto, non ha voluto tornare sulle riforme strutturali che da tempo vengono raccomandate al Paese. Ma ha voluto lanciare un messaggio più generale. In Italia “è cruciale avere certezze” sulla direzione politica, e qui si vedono progressi. Ma è anche cruciale “un clima positivo per gli investimenti, non solo pubblici ma anche privati”.
Allargando lo sguardo, infine, secondo l’Ocse vi sono una serie di fattori che continuano a frenare la crescita globale, come le dispute sul commercio e l’incertezza geopolitica. E il livello di espansione attese quest’anno, il più 2,9 per cento sarebbe il più basso dalla crisi globale. Il quadro non dovrebbe segnare grandi miglioramenti, dato che sul 2020 è atteso un altro più 2,9 per cento e nel 2021 un più 3 per cento.