Milano, 9 dic – Oltre quattro imprese italiane su cinque (82%) stimano di crescere da qui al prossimo anno, percentuale superiore alla media europea (79%). Nonostante questo dato positivo, le aspettative di crescita delle imprese italiane sono più contenute rispetto alle controparti globali: solo il 16% degli intervistati stima infatti di riportare una crescita pari o superiore al 15%, rispetto al 22% a livello globale. E’ quanto emerge dall’ultima edizione di Hsbc Navigator, indagine sul commercio internazionale che ha coinvolto oltre 9.100 imprese a livello globale, di cui oltre 3.500 in Europa e 200 in Italia, dalle pmi alle grandi aziende.
In Italia due imprese su cinque sono diventate più ottimiste rispetto a un anno fa, in linea con la media europea (41%) ma ancora al di sotto di quella globale (47%). Le pmi sono più positive rispetto alle grandi aziende (44% versus 35%). Le tre più importanti strategie adottate dalle imprese italiane per crescere sono: investimenti nell’innovazione (34%), espansione in nuovi mercati (32%) e miglioramento della qualità dei prodotti o servizi (29%). Queste sono alimentate da fattori chiave sia interni che esterni. Gli investimenti in ambito tecnologico (40%) sono indicati dagli intervistati come il primo tra i principali fattori interni, seguito dal miglioramento della produttività dell’azienda (28%) e dall’introduzione di nuovi prodotti o servizi (27%). L’Italia è il principale mercato europeo ad essere trainato dagli investimenti in ambito tecnologico (32% a livello mondiale e 30% in Europa), superato solo da Brasile (43%) e Messico (42%). Il principale fattore esterno, invece, è rappresentato dall’apertura di nuovi mercati (40%), seguito da tecnologie trasformative all’interno del settore (29%) e da miglioramenti in tema di logistica e trasporti (27%). Inoltre, un’impresa italiana su quattro ritiene che il contesto normativo/tassazione favorevole rappresenti un fattore chiave per la crescita, percentuale più elevata in Europa.
Le imprese italiane hanno inoltre una visione ottimistica del commercio internazionale. Ritengono infatti che nei prossimi cinque anni il commercio internazionale sarà il motore dell’innovazione (81%), migliorerà l’efficienza (80%) e offrirà nuove opportunità di business (76%). Commerciare in Europa è di primaria importanza per le imprese italiane, come dimostra la percentuale di imprese che operano in quest’area, con un incremento dal 76% nel 2018 al 79% nel 2019. La Francia ha superato la Germania come principale partner commerciale, dal 25% nel 2018 al 34% nel 2019. Nel frattempo, nonostante l’incertezza legata alla Brexit, la percentuale di imprese che intrattiene rapporti commerciali con il Regno Unito è salita dal 6% all’11%. Per quanto riguarda il commercio globale, più della metà delle imprese italiane soffre l’effetto del protezionismo (59%), con il numero di coloro che sentono di aver perso di più rispetto a quanto guadagnato che è il doppio di quello globale (30% contro il 16%). Tuttavia, le imprese europee nel loro complesso avvertono l’impatto del protezionismo in misura minore rispetto alle controparti a livello globale, e l’Italia non fa eccezione. Per le imprese italiane le questioni geopolitiche sono meno preoccupanti rispetto al protezionismo (52% contro il 64% a livello globale). Per contrastare questa minaccia, il 26% delle imprese sta cercando di sviluppare relazioni con operatori locali e joint venture, mentre una percentuale simile sta investendo in sicurezza informatica e il 23% sta cambiando le rotte commerciali.