hiroshima

Con il senno di poi, lui quella bomba atomica su Hiroshima il 6 agosto 1945, non l’avrebbe mai sganciata. Lui è Claude Eatherly, un giovane maggiore texano al comando del B-29 incaricato quella mattina d’agosto della ricognizione sul cielo di Hiroshima per valutare se e quando sganciare la bomba passata alla storia con il nome di Little Boy. Alle 8 e 15 del mattino la città viene distrutta con circa 100mila morti all’istante. Gli effetti delle radiazioni faranno salire le vittime a 200-250mila.

Hiroshima sparisce in una nube gialla

“Su Hiroshima sereno, con visibilità dieci miglia sulla quota di tredicimila piedi”. È la fredda comunicazione di Eatherly al colonnello Paul Tibbets al comando dell’Enola Gay partito un’ora dopo lo Straight Flush di Eatherly  e che sgancia la bomba. “Ho volato su Hiroshima per 15 minuti per studiare i gruppi di nuvole – ricorderà il maggiore in ricognizione -; il vento le spingeva allontanandole dalla città. Mi pareva il tempo e il luogo ideale, così trasmisi il messaggio in codice e mi allontanai in fretta come mi era stato detto, ma non abbastanza. La potenza della bomba mi terrorizzò. Hiroshima era sparita dentro una nube gialla”. Quella nube si trasformò in incubo e rimorso per tutta la vita. Gli altri partecipanti all’impresa reagirono diversamente. “Non mi posi un problema morale – spiegò Tibbets – feci quello che mi avevano ordinato di fare. Nelle stesse condizioni lo rifarei”.

Il rimorso di Eatherly e le lettere con Anders

Il tormento e i rimorsi del maggiore diventano un carico psicologico insopportabile. Da eroe, Eatherly viene percepito un caso scomodo per gli apparati militari che lo abbandonano al suo malessere, favorendo un ricovero psichiatrico. Anche la vita familiare del maggiore va a rotoli. La svolta della vita tormentata arriva nel 1959. Inizia uno scambio inatteso di lettere con il filosofo Gunther Anders. Eatherly diventa un simbolo del movimento antinucleare che lo considera una “vittima di Hiroshima”. Le bombe atomiche scrive Anders “colpiscono anche chi le usa; e persino chi si limita a progettare seriamente il loro impiego” perché comportano “un carico psichico che non sono in grado di elaborare”.

Un riferimento anti-atomico

Sul fatto che Eatherly fosse un pazzo o un criminale comune si apre un dibattito. Il filosofo Bertrand Russell sostiene che la sua vicenda non sia scaturita da altro che da una punizione per essersi sottratto alle richieste del sistema. Nella prima lettera al maggiore, Anders gli spiega il motivo per il quale la sua vicenda è così importante per lui e chi come lui si batte per il disarmo atomico e per il risveglio delle coscienze: “Non per curiosità, o perché il Suo caso ci interessi dal punto di vista medico o psicologico. Non siamo medici né psicologi. Ma perché ci sforziamo, con ansia e sollecitudine, di venire a capo dei problemi morali che, oggi, si pongono di fronte a tutti noi. (…) lei capisce il suo rapporto con tutto questo: poiché lei è uno dei primi che si è invischiato con questa colpa di un nuovo tipo, una colpa in cui potrebbe incorrere –oggi o domani – ciascuno di noi. A lei è capitato ciò che potrebbe capitare domani a tutti noi. È per questo che Lei ha per noi la funzione di un esempio tipico: la funzione di un precursore”. La figura di Claude Eatherly diventa così per il movimento anti-atomico un punto di riferimento e rimane per la storia un simbolo della protesta contro il nucleare. Lui stesso si pone in quella prospettiva quando inizia la corrispondenza con Anders. Gli scrive, infatti, in una delle prime lettere del giugno 1959: “Durante tutto il corso della mia vita sono sempre stato vivamente interessato al problema del modo di agire e di comportarsi. Pur non essendo, spero, un fanatico in nessun senso, né dal punto di vista religioso né da quello politico, sono tuttavia convinto, da qualche tempo, che la crisi in cui siamo tutti implicati esige un riesame approfondito di tutto il nostro schema di valori e di obbligazioni…Credo che ci avviciniamo rapidamente a una situazione in cui saremo costretti a riesaminare la nostra disposizione a lasciare la responsabilità dei nostri pensieri e delle nostre azioni a istituzioni sociali (come partiti politici, sindacati, chiesa o stato). Nessuna di queste istituzioni è oggi in grado di impartire consigli morali infallibili, e perciò bisogna mettere in discussione la loro pretesa di impartirli…Le proporrei di cercare insieme di chiarire questo nesso di problemi, in un carteggio che potrebbe anche durare a lungo”. Eatherly scrive ancora ad Anders: “Ah, se sapessi scrivere come Lei! Ma se ci sono scrittori come Lei, uno di loro sarà abbastanza efficace da dare al mondo un messaggio che lo riconduca verso la pace e la concordia… Ho sete di risposte ai pensieri in cui sono avvolto, e che riguardano il modo di impedire l’ulteriore accumulazione di armi nucleari e la preparazione incessante della guerra”.