La Banca Centrale Europea vede avvicinarsi l’avvio di una politica monetaria più espansiva e pensa al mese di giugno per operare il primo taglio dei tassi di interesse e iniziare ad abbassare il costo del denaro. Una decisione molto attesa sia dalle imprese, colpite in questo periodo dai rialzi consecutivi del costo del denaro, sia dalle famiglie e dai risparmiatori, che potrebbero ritrovare una parte del potere d’acquisto perso con l’inflazione e le politiche monetarie restrittive della Bce.
La politica monetaria
Eletta Savarino, referente studi e analisi economiche del Centro Studi del Gruppo Poste Italiane, fa il punto della situazione. “Siamo prossimi al primo taglio dei tassi in Eurozona – spiega – Questa di aprile è stata per la BCE una riunione interlocutoria, come ci si attendeva. La Presidente Christine Lagarde non ha dichiarato direttamente che il 6 giugno taglierà i tassi, ma ha confermato che se le nuove informazioni (in uscita da qui al prossimo giugno) sull’inflazione, sulla componente “core” dell’inflazione e sulla trasmissione della politica monetaria confermeranno la tendenza dell’inflazione verso il 2%, allora sarà opportuno procedere con il taglio dei tassi. Lagarde ha anche confermato che la Bce è svincolata da qualsiasi percorso predefinito dei tassi di interesse, così come da un eventuale rinvio del taglio dei tassi di interesse da parte della Fed”. “Quello che conta adesso – prosegue Savarino – è che pur nella consapevolezze che il percorso disinflazionistico in questa fase è diverso da quello della seconda metà del 2023, ovvero più lento, meno uniforme, più irregolare, la tendenza centrale punti al 2%. Se questo succederà, è probabile che a giugno arrivi il primo taglio”.
La ripartenza dell’economia
Come sottolinea l’esperta, l’allentamento dei tassi è fondamentale per la ripresa dell’economia reale: “Lo è soprattutto per l’Europa in questo momento in cui in Europa la politica fiscale è e diventerà sempre meno espansiva anche per via dell’implementazione delle nuove regole del Patto di stabilità che entreranno in vigore dopo le elezioni europee. Allentare le condizioni creditizie e monetarie significa agevolare le imprese nell’ottenere nuovi prestiti per finanziare gli investimenti contribuendo alla ripresa della produttività che è in discesa da tutto il post Covid. Allo stesso modo una maggiore agevolazione creditizia è fondamentale per le famiglie e i privati, perché potrebbe ristimolare la domanda”.
Il controllo dell’inflazione
L’economista del centro Studi di Gruppo si sofferma sulla situazione degli Stati Uniti dove l’inflazione non è ancora del tutto sotto controllo e questo potrebbe rallentare il taglio dei tassi: “La situazione negli Usa è molto diversa – spiega – C’è un’economia che cresce ancora su ritmi sostenuti supportata da una politica fiscale estremamente espansiva (è al lavoro un gigantesco piano infrastrutturale inaugurato dall’amministrazione Biden) e un mercato del lavoro sano. Tutto questo si confronta con una inflazione “vischiosa” che scende molto lentamente. Un esempio lo abbiamo visto nel marzo, all’interno del quale alcune componenti relative a energia e servizi hanno sorpreso al rialzo fornendo quindi un segnale di marginale ri-accelerazione. Questo scenario potrebbe suggerire alla Fed di aspettare ancora per il primo taglio. La cosa importante qui non è tanto e non solo la data del primo taglio segnaletico, quanto il fatto che l’eventuale rinvio a luglio o settembre porterebbe a un cumulato di tagli dei tassi per il 2024 anche più esiguo di quello che sconta oggi il mercato. Ciò rimanderebbe di fatto al 2025 il tema del trend discendente nella politica monetaria USA.
Il record dei mercati azionari
Focus finale sui mercati azionari che invece corrono, dimostrando ottimismo: “È un momento di bassa volatilità – spiega l’esperta di Poste – i mercati azionari performano bene soprattutto in alcuni settori. Questo è dovuto a un miglioramento delle prospettive, non solo negli Usa dove qualche trimestre fa si temeva una fase recessiva e invece sembra essere stata definitivamente sostituita da un “soft landing”, ma anche in Eurozona ora ci si attende un recupero già a partire dalla seconda parte del 2024, grazie al potere d’acquisto delle famiglie che sta migliorando. Il contesto quindi è relativamente migliore, ma non dobbiamo dimenticare le criticità, su tutte le due guerre in corso. Anche l’appuntamento elettorale negli Usa, dall’esito non scontato, va monitorato da vicino perché potrebbe condizionare gli equilibri geopolitici internazionali e quindi anche le dinamiche della crescita”.
Qui sopra, il servizio del TG Poste