Milano, 20 giu – L’utilizzo delle carte di credito virtuali per il pagamento dei viaggi d’affari è in forte crescita e fra i paesi in prima linea in questo scenario c’è proprio l’Italia, dove il 44% delle aziende ne fa già uso. Lo conferma l’International Travel Management Study 2019, ricerca condotta annualmente da AirPlus che ha coinvolto un totale di 1.285 viaggiatori d’affari in 18 paesi e 676 travel manager aziendali in 13 paesi.

In soli quattro anni il numero globale delle aziende che fa affidamento alle carte virtuali per saldare i costi dei soggiorni in hotel dei propri dipendenti è quadruplicato, passando dall’8% del 2015 al 31% (quasi un’azienda su tre) del 2019. In testa alla classifica c’è l’Australia, dove il 46% delle aziende fa uso di questo tipo di pagamento, seguita però a poca distanza dall’Italia, che registra un 44%, mentre sono gli svizzeri a ricorrere, per ora, al minor uso delle carte virtuali (una azienda su 10). La carta virtuale è, da un lato, pratica e veloce da utilizzare, dall’altro, essa permette di tracciare tutti i movimenti effettuati, semplificando così sensibilmente il lavoro amministrativo e di rendicontazione. Inoltre, è uno strumento estremamente sicuro, perché gestito centralmente dall’azienda, che può definire un massimale, la tipologia di hotel o merchant da pagare, oltre che il periodo di validità e il numero di transazioni.

La ricerca ha evidenziato che solamente un intervistato su dieci, infatti, effettua più di dieci viaggi all’anno, mentre il 25% fa da quattro a sei viaggi nei dodici mesi e oltre la metà (il 51%) viaggia da una a tre volte all’anno. Per quest’ultima tipoligia di viaggiatori d’affari le aziende raramente sono propense a destinare una corporate card, ma trovano nella carta virtuale uno strumento ideale, monouso e facile da controllare.

Se si guarda alle modalità generali di pagamento dei viaggi d’affari si evince tuttavia come, accanto alle carte di credito, continuino ad essere largamente utilizzate anche altre procedure: il 72% delle aziende chiede a chi viaggia per loro conto di coprire personalmente e anticipare i costi di viaggio, per poi saldare la somma a fronte di una nota spese. Questa modalità è differente a seconda degli stati, ma è comunque utilizzata dalla maggior parte di tutti gli intervistati in tutti i mercati presi in considerazione: gli Stati Uniti sono il paese che, con il 50%, ricorre di meno a questo sistema, mentre la Svizzera, con l’88%, registra la preferenza più alta per questa scelta, e l’Italia si attesta al 63%. Anche gli anticipi di contante da parte dell’azienda sono ancora un’opzione per quasi la metà (49%,) delle aziende che hanno risposto alla ricerca (in Italia è il 52%).

L’ultimo dato riguarda la prenotazione dei soggiorni hotel. Essi vengono prenotati per il 52% degli intervistati direttamente dall’azienda e per il 7% via canali di prenotazione quali i self booking tool – per l’Italia questi dati sono rispettivamente del 49% e del 3%. Il restante 41% dei soggiorni hotel, invece, viene prenotato dal viaggiatore o attraverso OTA (online travel agencies) o direttamente presso l’hotel (in Italia è il 48%). Questa modalità di prenotazione è, tuttavia, “invisibile” per l’azienda, ossia sfugge al suo controllo e unita alla mancanza di un sistema di pagamento corporate rende ancora più difficile il rispetto della travel policy e la riconciliazione delle spese.