Investire o mantenere liquidità? I consigli di BancoPosta per il risparmio

Cresce l’incertezza sui mercati finanziari e un dubbio che investe molti risparmiatori è: meglio mantenere una certa liquidità o investire comunque i propri risparmi? Su questo tema si è espresso Antonello Di Mascio, Head of Customer Value Management Privati di BancoPosta, nel corso di un intervento tv ospitato a CNBC.

L’approccio di Poste Italiane

“Poste Italiane – spiega Di Mascio – è tradizionalmente considerata una piccola ‘cassaforte’ per le famiglie, e ha un approccio conservativo anche in tutta la sua strategia di investimento nell’ambito della prestazione della consulenza”. Il modello di bisogni di Poste comprende “una parte rilevante tra liquidità, risparmio e il mondo degli investimenti, fortemente orientato alla garanzia del capitale”, mentre vi è anche “una limitata parte esposta alle dinamiche dei mercati”.

La liquidità in Italia

“Il totale di liquidità che siamo abituati a vedere in Italia è detenuto da una moltitudine di persone molto eterogenea e diversa. Questo vuol dire che da una parte abbiamo dei piccoli risparmiatori che mantengono la liquidità sul conto corrente per paura, o che investono temporaneamente nei titoli di Stato per tre mesi: il problema è che spesso restano per 10-15 anni in questa finestra, sostenendo quindi un costo, quello della mancata “opportunità”. Accanto a questo tipo di investitori si trova “quella formula di clientela più esperta e abituata a fare investimenti”, nei quali oggi si vede “un’attenzione a una forma di investimento graduale”. Come spiega Di Mascio, “la storia ci ha insegnato che non fare nulla comporta un costo, che è quello dell’inflazione, e rimandare sempre l’ingresso sui mercati, tenendo comunque conto del profilo di rischio, della competenza e dell’orizzonte temporale, impone il costo opportunità”. Nei tempi in cui si registra una grande incertezza quindi “comprare tempo è la cosa migliore”, e per farlo è bene pensare “a piani di accumulo per garantire un ingresso graduale nel mondo dei mercati finanziari”. La liquidità, aggiunge, “può avere un effetto rilevante se temporanea”, mentre deve diventare “una fonte d’investimento se si entra in una mentalità di medio e lungo termine”.

I buoni fruttiferi postali

Nel corso dell’intervento si è parlato anche dei buoni fruttiferi postali, un ottimo compromesso tra liquidità e investimento. I buoni (garantiti dallo Stato) “consentono infatti al risparmiatore di investire a tre, sei, dodici o vent’anni, accumulando degli interessi che, di volta in volta, vengono distribuiti (i buoni postali possono essere rimborsati pro quota o integralmente dal risparmiatore a seconda delle sue esigenze) o reinvestiti in automatico”. Allo stesso tempo “consentono al cliente di uscire in ogni momento dal mercato senza subire alcuna volatilità nel prezzo”. Si tratta di un tipo d’investimento che “riguarda principalmente quei clienti molto prudenti”, mentre “un cliente che vuole avere una pianificazione da cinque a dieci anni deve ragionare in un’ottica di portafoglio e non solo di prodotto, usando le varie asset class”.

Azioni, depositi o titoli di stato?

Durante la trasmissione sono stati anche presentati i dati del rendimento medio dei conti deposito (1,41% a gennaio 2023), dei bot a sei mesi (3,075%) e di Piazza Affari da inizio anno (+ 14,37%), per un confronto tra depositi, titolo di stato e mercato azionario. Sebbene questi dati potrebbero portare a credere che l’azionario sia decisamente più vantaggioso, Di Mascio avverte: “Non dobbiamo dimenticare mai che siamo abituati a ragionare sulla Borsa di Milano, ma questa pesa meno del 2% nel mondo. Si tratta comunque di una forma di concentrazione di asset in un mercato residuale nel panorama internazionale”. La scelta migliore rimane quella di “mixare una componente di azionario alla liquidità e a una componente obbligazionaria in base al profilo di rischio dei clienti nel medio termine”.

Il tempo per investire

Di Mascio descrive poi il market timing come “una variante soggettiva”. “Tanto più un cliente è orientato al trading – spiega – tanto più è rilevante. Se invece è orientato al medio e lungo termine, il momento di ingresso perde di valore. Se poi l’ingresso è graduale, grazie a formule di accumulo, questo viene ancora attenuato”. Tornando invece sul tema della liquidità, sottolinea come “può essere un valore se è un parcheggio temporaneo, dato che quando da temporaneo diventa statico risente di costi notevoli, come quello di opportunità e l’inflazione”. Il consiglio è quindi quello di “mantenere la liquidità sul proprio conto corrente per far fronte a quelle spese che si prevede con ragionevole certezza di dover affrontare. L’altra parte, grande o piccola che sia, può essere investita, diversificando per esempio in titoli di stato di sei mesi, o costruendo un portafoglio con un ingresso scaglionato. Questo – conclude – permetterà di far fronte alle spese comuni”.