Ampio spazio su tutte le prime pagine dei quotidiani alla prima serata del Festival di Sanremo, in particolare alla presenza all’Ariston del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Un inedito per il Presidente della Repubblica
Si parte da Marzio Breda sul Corriere della Sera, che si chiede: “Sarebbe fuori un contesto un Presidente della Repubblica che va al Festival di Sanremo, il più interclassista degli eventi, in cui l’Italia si riconosce e si riscopre unita dal 1951? Per una buona causa – continua il quirinalista del Corriere – ad esempio rilanciare con qualche flash la sua pedagogia costituzionale, si può fare. Ecco il ragionamento che ha spinto Sergio Mattarella ad accettare l’invito a essere presente alla prima serata della kermesse canora cominciata con una celebrazione del 75° anniversario del ‘patto che ci lega’, la Carta appunto”. In questo senso è valsa la pena – continua Breda – “approvare la trasferta sanremese. Un inedito, per il suo modo di stare sulla scena pubblica, anche se in passato non sono mancate inusuali scelte pop dei presidenti. Basti pensare al Pertini che riceveva a palazzo gli autori della rivista satirica Il Male o il sulfureo fumettista Andrea Pazienza”.
L’inno e il monologo di Benigni
Sempre sul Corriere, Aldo Grasso ribadisce che “la sorprendente presenza a Sanremo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sancito per sempre l’istituzione del Festival come festa nazional-popolare (molto seguita anche in Russia). Mancavano solo il suo sigillo, l’inno di Mameli cantato da Gianni Morandi e la celebrazione della musica leggera e della Costituzione da parte di Roberto Benigni per solennizzare una liturgia che da tempo si era conquistato il diritto allo splendore civile”.
L’omaggio di Mattarella alla cultura popolare
Concetto Vecchio su Repubblica si sofferma dietro il sì del presidente all’invito al Festival. “Un omaggio alla cultura popolare – scrive – come l’ha definito il suo portavoce Giovanni Grasso, un sigillo alla melodia, ha spiegato Massimo Ranieri. Il presidente, naturalmente un italiano come noi, ama la musica leggera, l’opera, guardare le partite alla tv, è immerso nel presente. E la nostra Costituzione parla anche di promozione della cultura. La sua presenza va letta come un segno di vicinanza al mondo dello spettacolo, che viene da anni durissimi. Mattarella è il primo presidente a Sanremo, per paradosso – conclude il giornalista di Repubblica – il record è toccato al più antidivo dei nostri rappresentanti”.
Ribadire l’attualità della Carta
Per Ugo Magri sulla Stampa, invece, “la standing ovation fa il paio con quella Scala di Milano due mesi fa: allora Mattarella volle onorare la lirica nella sua espressione più nobile, stavolta ha consacrato l’Ariston come tempio della canzone nazionalpopolare, spesso bistrattata quale sottoprodotto musicale del genio italico, che tuttavia resta la colonna sonora della Repubblica”. “Sarà un caso – continua Magri – ma nelle ultime settimane Mattarella ha moltiplicato i suoi interventi di pedagogia costituzionale. Ha ricordato nei suoi discorsi che arte e scienza (articoli 9 e 33) devono essere libere; che le discriminazioni di razza non sono consentite (articolo 3); che la libertà di stampa è pienamente garantita (articolo 21)”. “La sua presenza a Sanremo – aggiunge – ha inteso rimarcare più forte, davanti a milioni di telespettatori, il valore della Carta, quanto sia ancora viva e attuale, dunque, tutt’altro che obsoleta da riscrivere”.
Un segnale di fiducia al Paese
Secondo Angelo Picariello, infine, dalle colonne di Avvenire, “nelle valutazioni di Mattarella deve aver avuto peso la considerazione che, dopo le sue abitudinali presenze alla prima della Scala, in un Paese alle prese con una delle fasi più difficili – prima il Covid, poi la guerra e l’energia – fosse un segnale importante da offrire alla comunità nazionale, la presenza delle istituzioni che rappresenta l’unità della nazione alla più popolare delle nostre manifestazioni canore. Un peso lo ha certamente avuto anche la considerazione che questa fosse l’edizione che può come ogni prudenza essere considerata tendenzialmente quella dell’uscita della lunga emergenza covid”, conclude.