Roma, 24 giu – La Bioeconomia italiana è terza in Europa, dopo quella tedesca e quella francese, con un fatturato annuo di oltre 330 miliardi di euro e quasi 2 milioni di posti di lavoro. Il dato è emerso durante la conferenza tenuta dall’Accademia Nazionale di Agricoltura con la relazione del Prof. Fabio Fava, Università di Bologna e Rappresentante Italiano per la Bioeconomia nella Comunità Europea.
Della Bioeconomia fanno parte i vari comparti della produzione primaria: agricoltura, allevamento, foreste, pesca e acquacoltura, i settori industriali che utilizzano o trasformano le bio-risorse provenienti da detti comparti, come l’industria alimentare e dei mangimi, quella della cellulosa, della carta e della lavorazione del legno, unitamente alle bioraffinerie, ossia parte dell’industria chimica e di quella dell’energia, e a parte dell’industria marino-marittima.
In Europa la Bioeconomia ha un fatturato annuo di circa 2.300 miliardi di euro con più di 18 milioni di posti di lavoro. La Bioeconomia italiana è terza in Europa, dopo quella tedesca e quella francese, con un fatturato annuo di oltre 330 miliardi di euro e quasi 2 milioni di posti di lavoro. L’Italia è, inoltre, secondo in Europa in termini di ricerca ed innovazione (come presenza nei progetti finanziati dalla commissione EU nell’ambito della Bioeconomia) e spesso il primo in termini di ricchezza in biodiversità, prodotti innovativi e di qualità immessi sul mercato, ma richiede maggiore coordinazione tra Ministeri e fra Ministeri e Regioni, come fra gli attori del settore pubblico e privato attivi nei diversi ambiti della Bioeconomia”.
L’Europa si è data già nel 2012 una strategia ambiziosa nel settore, prevedendo importanti finanziamenti a sostegno di ricerca e innovazione nell’ambito di Horizon 2020 e della Public Private Partnership “Bio-based Industries”, nonché la creazione del “Bioeconomy Panel”. Se n’e’ recentemente data un’altra, una versione rivista rispetto alla precedente, che sarà di indirizzo per il futuro programma quadro, Horizon EU, che vedrà fra gli 8 e 10 miliardi di euro di sostegno di ricerca e innovazione alla Bioeconomia.