Roma, 26 giu – Cinquanta progetti concreti proposti dalle maggiori realtà produttive italiane, per l’efficienza energetica, le rinnovabili, la mobilità sostenibile e la decarbonizzazione, pronti per essere messi in cantiere. Tutti insieme, valgono una parte consistente degli obiettivi italiani di riduzione dei gas che alterano il clima del Pianeta: un taglio di 21 milioni tonnellate di CO2, una quantità che – oltre a rappresentare il 5% dei gas serra prodotti in un anno dal nostro Paese – è di poco inferiore alle attuali emissioni dei veicoli a benzina circolanti (22 milioni di tonnellate CO2). A questo risultato si aggiunge il risparmio di 4,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio al 2030 e una produzione di energia da fonti rinnovabili di oltre 24,5 miliardi di kWh, cioè un quarto dell’attuale produzione annua di energia rinnovabile in Italia. Valore dell’investimento necessario: 40 miliardi di euro, quanto una legge Finanziaria, spalmato in oltre un decennio. E gli effetti non saranno esclusivamente ambientali: si stima infatti un ritorno di 18.500 occupati stabili al 2030, più del totale dei dipendenti dell’Ilva.
Sono i principali risultati attesi dal pacchetto di proposte presentato dal Monitor PEC, l’osservatorio sul Piano Energia e clima promosso da Agici Finanza d’Impresa e da 20 associazioni e imprese (A2A, ABB, Acea, Anigas, CESI, Edison, Elettricità Futura, Enel, ERG Renew, Falck Renewables, Hera Luce, Iren, Italtel, Montello, Motus-E, Rilegno, SECI Energia, Snam, Toyota Motor Italia, Utilitalia).
I cinquanta progetti, immediatamente realizzabili, per l’efficienza energetica, le rinnovabili, la mobilità sostenibile vanno incontro alle osservazioni della Commissione Europea al Piano Nazionale Integrato Energia e Clima italiano, “promosso con riserva” solo una settimana fa. Potrebbero dare gambe in maniera concreta e in tempi brevi agli obiettivi di decarbonizzazione del nostro Paese.
Il pacchetto di proposte presentato oggi – si legge nella nota – è ampio. Dal revamping dei parchi eolici più vecchi in grado di triplicare la produzione a parità di suolo occupato, alla possibilità di catturare il biometano dai rifiuti e immetterlo nella rete del gas. Dai sistemi innovativi che porteranno il teleriscaldamento ben oltre l’attuale 1,5% di soddisfazione della domanda di calore degli edifici (in Svezia e Danimarca siamo al 90%), alla riqualificazione dell’illuminazione pubblica che è già in nuce il primo valido sistema di trasformazione in smart city di una media città italiana. Passando per tecnologie di avanguardia di ricarica elettrica super veloce per i bus elettrici e l’elettrificazione dei porti per spegnere finalmente i motori alle navi e ai traghetti ormeggiati, risparmiando il 30% emissioni di CO2 e oltre 95% di quelle di particolato e ossidi di azoto. Sono alcuni progetti del pacchetto per realizzare gli obiettivi di riduzione dei gas serra e di taglio dei combustibili fossili e per far decollare concretamente il PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, proprio nella direzione che l’Europa ha indicato nelle osservazioni presentate la scorsa settimana alla proposta italiana.
La Commissione Europea ha comunicato il 18 giugno scorso le sue valutazioni sui piani nazionali energetici dei 28 paesi membri, considerati nel complesso ancora insufficienti a raggiungere i target dell’Ue al 2030: 32% di rinnovabili, 32,5% per l’efficienza energetica e 30% di riduzione delle emissioni nei settori non ETS. Non è stato così per il Piano italiano, che è stato giudicato ambizioso negli obiettivi, e ha ricevuto delle osservazioni per quanto riguarda il dettaglio delle politiche e gli strumenti per realizzarle. La Commissione chiede al nostro Paese di approfondire i temi della decarbonizzazione e sicurezza energetica rispetto a mercato interno; il ruolo del gas nel mix energetico; le strategie per ottenere forte penetrazione delle rinnovabili; un ruolo maggiore per le rinnovabili nel riscaldamento e raffrescamento delle abitazioni. Allo stesso tempo, secondo la valutazione europea, serve maggior dettaglio per le politiche e le iniziative di riduzione della complessità e dell’incertezza normativa. E uno sforzo maggiore per eliminare le sovvenzioni alle fonti energetiche fossili.