Roma, 4 giu – La frequenza di precipitazioni estreme – eventi che possono causare frane e alluvioni mettendo a rischio la sicurezza e la salute pubblica – è aumentata a livello globale negli ultimi cinquant’anni in parallelo con l’intensificarsi del riscaldamento globale. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista “Water Resources Research” e realizzato da studiosi della University of Saskatchewan (Canada) e dell’Università di Bologna.

L’analisi ha preso in considerazione il numero di piogge estreme nel periodo compreso tra il 1964 al 2013, mostrando come questi fenomeni meteorologici siano aumentati costantemente in tutte le aree considerate: Europa, Russia, Cina, Australia e vaste zone del Nord America.

Le precipitazioni estreme – intensi temporali con forti piogge concentrate in un tempo ridotto – possono rivelarsi particolarmente pericolose, causando frane, allagamenti e inondazioni: eventi che provocano spesso anche contaminazioni dei sistemi idrici con conseguenze drammatiche sulla salute pubblica. Si stima che tra il 1980 e il 2009 le inondazioni causate dalle piogge abbiano colpito quasi tre miliardi di persone in tutto il mondo provocando oltre mezzo milione di morti. Questi fenomeni sono spesso responsabili anche di danni all’agricoltura, agli edifici, alle strade e alle infrastrutture, con conseguenze estremamente rilevanti in termini sociali ed economici.

Per indagare il cambiamento nella frequenza delle piogge estreme nel corso degli anni – spiega l’Università di Bologna – gli studiosi  hanno preso in considerazione più di 8.700 resoconti giornalieri delle precipitazioni raccolti da oltre 100.000 stazioni meteorologiche di tutto il mondo. Un’analisi da cui per la prima volta è emerso come la frequenza di precipitazioni estreme tra il 1964 e il 2013 sia andata progressivamente aumentando. Nell’ultimo decennio analizzato, tra il 2004 e il 2013, il numero di piogge estreme a livello globale è stato superiore del 7% rispetto a quanto previsto: una percentuale che cresce fino all’8,6% se consideriamo solo Europa e Asia.

Un trend di costante crescita che secondo gli studiosi può essere messo in relazione con il riscaldamento globale causato negli stessi decenni dall’attività dell’uomo. Temperature più alte portano infatti ad un maggiore accumulo di acqua nell’atmosfera e di conseguenza ad una più alta frequenza di forti precipitazioni.

“Questi risultati possono essere spiegati considerando che il riscaldamento globale può indurre un maggiore accumulo di acqua nell’atmosfera” conferma Alberto Montanari professore di costruzioni idrauliche e idrologia all’Università di Bologna, tra gli autori dello studio. “Sapere che la frequenza delle precipitazioni estreme è in aumento può aiutarci a trovare soluzioni efficaci per l’adattamento ai cambiamenti climatici: avremo sempre più bisogno di infrastrutture in grado di resistere a shock frequenti”.
I governi nazionali, le autorità locali e in generale chi si occupa della gestione delle emergenze dovrà insomma inserire tra le priorità la pianificazione di soluzioni per far fronte alle piogge estreme, limitandone il più possibile le pericolose conseguenze.

“La nostra ricerca ha mostrato che eventi potenzialmente molto pericolosi come le piogge estreme sono aumentati decennio dopo decennio”, dice Simon Papalexiou idroclimatologo della University of Saskatchewan e primo autore dello studio. “Se il riscaldamento globale continuerà a crescere, come prevedono gli ultimi modelli climatici, dobbiamo iniziare subito a mettere in campo strategie per la gestione di questi fenomeni che altrimenti possono portare a conseguenze devastanti”.

La ricerca è stata finanziata dal programma Global Water Futures della University of Saskatchewan e dai fondi per i “Dipartimenti Eccellenti” assegnati al Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna.