Roma, 17 ott – Scenario di moderazione del prezzo del petrolio. Nel 2019 il Brent si attesterebbe in media a 64 dollari, dai 72 del 2018, e nel 2020 scenderebbe a 63 dollari. Le quotazioni, quindi, saranno poco sopra il livello obiettivo dell’Opec (60 dollari). A stimarlo è il Centro Studi di Confindustria.

A settembre, il prezzo è intorno ai 62 dollari al barile, nonostante l’attacco a importanti strutture petrolifere in Arabia Saudita, che i mercati hanno giudicato un fattore transitorio dello scenario petrolifero. Questo andamento moderato riflette due fattori principali, di segno opposto. Primo, il trend di espansione dell’estrazione di greggio negli Usa. Boom che è stato sostenuto, fin dal 2017, da continui investimenti in innovazione e guadagni di efficienza nel settore dello shale oil. La produzione petrolifera Usa sta continuamente aggiornando i suoi record (12,4 milioni di barili al giorno in agosto). Nella media del 2020 è prevista balzare di ulteriori 1,5 mbg (stime Energy Information Admistration). Secondo, la strategia dell’Opec e di 11 paesi non-Opec (tra cui la Russia) di contenere la produzione. Nel vertice di luglio 2019, il “congelamento” su livelli estrattivi ridotti è stato esteso per altri nove mesi, fino a marzo 2020. A ciò si sommano i vuoti produttivi, strutturali, in due importanti paesi Opec: in Iran la produzione è calata a 2,1 mbg a luglio, da 3,8 a metà 2018, con il ripristino delle sanzioni Usa; in Venezuela, che detiene le maggiori riserve di petrolio al mondo, davanti all’Arabia Saudita e al Canada, la produzione ormai è quasi azzerata (0,8).

L’aumento produttivo degli Usa più che compensa, tendenzialmente, il taglio dell’offerta Opec-nonOpec. Ciò significa, peraltro, un continuo guadagno di quote di mercato degli Usa a scapito di altri produttori. A fronte del proseguire del trend di crescita della domanda mondiale (+1,2 mbg in media all’anno nel 2019-2020), questo modera le quotazioni del greggio e giustifica la leggera flessione ipotizzata nell’orizzonte previsivo del Csc. Nel 2019, infatti, resta un surplus dell’estrazione di petrolio rispetto ai consumi mondiali, pari in media a 0,1 mbg, meno dello scorso anno (0,8 mbg; stime Eia). Tale situazione di un mercato mondiale ben rifornito proseguirà nel 2020, con un’offerta che crescerà poco più della domanda e un surplus in aumento (0,3 mbg). Ciò conduce ad accumulare scorte di greggio a livello mondiale, frenando il prezzo.