Roma, 7 nov – Fra orecchini ricevuti alla nascita, anelli regalati da amici e fidanzati e spille ereditate dai nonni, mediamente gli italiani possiedono sette gioielli o beni di valore a testa, per un totale di circa 64 grammi di oro e un valore stimato di oltre 2 mila euro (2.064,00 euro). Peccato che si tratti di una ricchezza sprecata: in molti casi, infatti, questi oggetti finiscono dimenticati in cassaforte o in fondo a un cassetto. Solo il 37% usa almeno una volta all’anno oggetti preziosi. E, tra l’altro, ne utilizza meno di cinque. Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca “Gli italiani, i gioielli e il credito su pegno”, condotta da Bva Doxa.

Se l’82% degli intervistati sa che i propri gioielli rappresentano una risorsa importante, quasi 8 su 10 non saprebbero stimarne il valore reale. Inoltre, solo il 30% del campione attribuisce ai propri preziosi un valore economico, mentre il 52% li considera molto di più che semplici oggetti, attribuendo loro un valore soprattutto affettivo, perché li associa a ricordi o occasioni speciali.

Eppure i gioielli possono essere usati come garanzia nei prestiti con la formula del credito su stima, che è ancora molto usata: secondo i dati di Assopegno (Associazione Italiana degli Istituti di Credito su Pegno), vale circa 800 milioni di affidamenti e il taglio medio del prestito concesso si aggira sui 1.500 euro. Del resto, come rivelato dalla ricerca Bva Doxa, il 69% degli italiani la conosce e 8 su 10 vi ricorrerebbero in caso di necessità: il 64% soprattutto per affrontare spese inattese o impreviste, il 28% per pagare rette scolastiche o universitarie per se stessi o per i propri figli, il 23% per esaudire un desiderio, il 17% per ristrutturare o pagare l’anticipo di una casa, il 15% per dare il via a una nuova attività o lavoro e il 12% per fare un viaggio.