Il direttore del Corriere della Sera Fontana: “Il modello Poste è un esempio per il pubblico e per le imprese”

La rielezione di Sergio Mattarella, l’Italia tra pandemia e Pnrr, il ruolo del suo giornale e quello di Poste Italiane. In questa intervista esclusiva, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, risponde alle domande di Postenews.

Direttore, il Quirinale è l’istituzione più stabile di cui disponga l’Italia. Perché la riconferma di Sergio Mattarella è una buona notizia?

“Il Quirinale ha dimostrato, soprattutto negli anni successivi al crollo della Prima Repubblica, di saper svolgere – oltre al ruolo di arbitro previsto dalla Costituzione – anche un ruolo di indirizzo della vicenda politica. La Costituzione ha voluto preservare il Quirinale dalle fibrillazioni della politica, che in questi anni sono state notevoli. Ma il ruolo della Presidenza è stato rafforzato anche e soprattutto dalle qualità personali di chi è stato chiamato a ricoprire l’incarico. Per questo la rielezione di Sergio Mattarella è una buona notizia”.

Lei ha scritto che il Paese affronta un anno decisivo potendo contare sull’ombrello protettivo di Mattarella al Quirinale e di Draghi a Palazzo Chigi. Basterà?

“Il fatto che ai vertici delle istituzioni si riconfermi la coppia Mattarella-Draghi è una condizione perché le azioni di uscita dall’emergenza possano andare avanti. E io penso che andranno avanti per almeno due motivi: il primo è che il sistema politico ha bisogno di riassestarsi, il secondo è che le ricette di Mattarella e Draghi sono esattamente ciò di cui il Paese ha bisogno per imboccare la strada della crescita”.

Nel discorso di insediamento, il presidente Mattarella ha detto che c’è bisogno di progettualità, innovazione, investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema-Paese. Dall’osservatorio del Corriere, l’Italia quanto è lontana da questi obiettivi?

“L’Italia aveva e ha dei problemi enormi di competitività, efficienza, valorizzazione della forza lavoro, formazione, qualità del capitale umano. Un ritardo incompatibile con le legittime ambizioni del nostro Paese. Nei prossimi mesi questi ritardi dovranno essere ridotti grazie alle politiche e agli investimenti previsti dal Pnrr. Il governo mi sembra attrezzato ma è soprattutto nel Paese che si registra un clima nuovo. Penso in particolare al mondo delle imprese, che ora vede a portata di mano molte delle riforme attese da anni. La strada, soprattutto per quanto riguarda l’efficienza della pubblica amministrazione e del sistema giustizia, è ancora molto lunga, ma ora si vede una luce in fondo al tunnel”.

Lei ha detto che “il più grande privilegio che possa toccare a un giornale è non dover essere fazioso. Il Corriere non lo è”. I vostri lettori ve lo riconoscono. Qual è il segreto?

“Penso che in linea di principio un giornale indipendente e pluralista non deve essere un giornale in cui i lettori si rispecchiano. Non deve essere fatto a immagine e somiglianza di chi lo legge. È giusto capire la sensibilità del tuo pubblico, ma è anche giusto che sul giornale i lettori trovino punti di vista originali e anche diversi dai propri. Il giornale fa bene il suo mestiere quando il suo lettore, sfogliandolo, pensa: “questo è qualcosa che non sapevo” oppure “questo è qualcosa a cui non avevo pensato”. Ecco la forza di un giornale, e il Corriere un po’ ce l’ha nel suo dna. Il resto lo fanno l’aderenza ai fatti, la verifica delle fonti, lo scrupolo professionale, la competenza e soprattutto lo sguardo pluralista. La realtà non accetta di essere ingabbiata in uno schema precostituito, deve essere raccontata e possibilmente compresa. Spetterà poi a chi legge farsi un’opinione, o decidere quale delle diverse opinioni ospitate dal giornale sia la più convincente”.

La pandemia è stata anche un test per l’efficienza e la resilienza del sistema-Paese. Secondo lei l’Italia come ne è uscita?

“Credo che al di là delle difficoltà iniziali, che in alcune zone come la Lombardia sono state anche molto pesanti, e dopo aver pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane, il Paese abbia saputo trovare gli strumenti per risollevarsi. Il primo è stata l’adesione a una campagna vaccinale ben organizzata, poi c’è stata la capacità delle strutture sanitarie di riorganizzare i propri modelli di funzionamento. Sono stati efficaci anche gli interventi per ridurre l’impatto economico della crisi sanitaria. Ed è stato un risultato non scontato anche l’aver saputo centrare tutti gli obiettivi previsti per il decollo del Pnrr. Va detto infine che anche i cittadini, i singoli individui, hanno aderito con disciplina e intelligenza ai diversi obblighi legati all’emergenza. Di fronte a una situazione eccezionale gli italiani hanno dimostrato di essere migliori di come talvolta vengono dipinti”.

Cosa pensa del fatto che Poste, cioè la più grande azienda italiana di servizi, abbia saputo ritagliarsi un ruolo importante nella lunga stagione della crisi sanitaria?

“Credo che Poste sia la dimostrazione di come anche una grande azienda che ha le sue radici nel pubblico possa rinnovarsi e trasformarsi, rimodulando il proprio business per entrare in sintonia con le novità di cui il Paese ha bisogno. Per come l’ho conosciuta in questi ultimi anni, penso che Poste Italiane abbia tra i suoi meriti quello di essersi fatta trovare pronta all’appuntamento con l’emergenza. Come cittadini della Lombardia, ad esempio, dobbiamo all’intervento di Poste e alla sua tecnologia se a un certo punto il sistema di prenotazione dei vaccini ha cominciato a funzionare. Ma tutta la logistica dell’azienda, la sua rete e le sue persone, sono state di grande aiuto nei momenti più difficili, come i mesi di lockdown. Hanno garantito la continuità di servizi socialmente decisivi. È un modello che può essere utile per tante nostre aziende pubbliche e private”.(Isabella Liberatori)