Paola cammina lungo le mura. Stringe tra le braccia la posta in consegna. Non deve controllare gli indirizzi, le basta una lettura rapida dei nomi e sa già dove andare: “A Pienza”, spiega, “ci conosciamo tutti”. Rallenta il passo, butta un occhio alla sua destra: solo colline morbide che si inseguono fino all’orizzonte, punteggiate da cipressi. Una leggera brezza le ravviva i capelli. Se allunga lo sguardo, in quelle giornate limpide di primavera, in fondo alla Val d’Orcia riconosce i tetti rossi di Monticchiello. “Sì, lo so, è una fortuna lavorare in questi posti. È vero, d’estate dobbiamo farci largo tra i turisti, ma in questa stagione è adorabile fare il giro quotidiano godendosi il panorama”. Attraverso via del Bacio, dal Belvedere si rientra sul Corso Il Rossellino. Pienza, spiega, è patrimonio dell’Unesco dal 1996. I palazzi e le chiese sono protetti. Di fronte al Comune c’è la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Fu Papa Pio II, nel ’400, a voler ricostruire il sobborgo dove era nato secondo i canoni estetici delle città medievali. Da allora, in suo onore, fu Pienza. Poco fuori le mura c’è l’Ufficio Postale. È giorno di pagamento delle pensioni. Non c’è fila, non c’è ressa.
Una piazza di ricordi
Riprendiamo la Cassia, tagliando il Chianti in verticale. Dopo un’oretta di tornanti, ecco la Val d’Elsa. E Monteriggioni. Una fortificazione, risalente al 1200, costruita per difendere Siena da Firenze lungo il percorso della via Francigena. Eraldo, postino in pensione, è uno degli animatori della festa medievale che si tiene a giugno all’ombra de “li orribili giganti”, come Dante definì le torri di Monteriggioni nel trentunesimo Canto dell’Inferno. Al centro di Piazza Roma c’è un vecchio pozzo artesiano. “Ho una foto proprio lì di quando ero bambina”, racconta Gigliola, la portalettere. “Era il giorno della prima comunione di mia sorella più grande. Pure io volevo il velo. Allora mia madre mi accontentò e i parenti immortalarono l’attimo. Mi mancavano tutti i denti davanti…”. Eraldo sorride: “Mi ricordo di quando eri piccola. Portavo la posta a tuo padre”. Ora le parti si sono invertite. Gigliola è la postina del paese. Gira per queste campagne venate di vigne e ulivi con la Panda piena di pacchi e lettere. Conosce orari e abitudini dei monteriggionesi. “Se non rispondono al citofono, li vado a cercare nell’orto”. Nella tasca custodisce un piccolo segreto: biscottini per cani. Li porta sempre con sé. Così gratifica gli amici a quattro zampe ed evita che si mettano sulla difensiva. “Io li adoro, a casa ne ho quattro”.
Il mercato è un crocevia
Intanto a San Gimignano Velia sta finendo il suo servizio in Piazza della Cisterna, quarta e ultima tappa del giro quotidiano. Il borgo duecentesco è famoso per le sue torri. Una sorta di Manhattan del Medioevo. Come Pienza, è patrimonio dell’umanità. Velia arriva da Napoli. Ci ha messo poco a entrare nel cuore della gente del posto. Ogni mattina l’attende un caffè sospeso al bar. E in piazza delle Erbe, dove ha sede l’Ufficio postale, c’è il mercato settimanale. Fino a qualche anno fa il portalettere aspettava sull’uscio e consegnava la posta a mano. Tanto sapeva che “si sarebbe passati tutti di lì”.