la spezia poste fontana

Comune della Spezia e Poste Italiane condivideranno le cure dovute alla fontana del palazzo storico di piazza Verdi, da poco liberata dal degrado, grazie proprio al contributo di Poste Italiane. L’intesa è stata raggiunta con un accordo firmato fra le due parti. Ne riferisce Il Secolo XIX.

I dettagli del progetto

Come si legge nell’articolo, l’intesa prevede che sia l’ente locale a farsi carico della manutenzione ordinaria, mentre il costo della manutenzione straordinaria degli impianti, in caso di usura o danneggiamento, sarà saldato in prima battuta dal Comune, ma sarà poi rimborsato da Poste Italiane, che si farà carico anche della fornitura dell’energia elettrica di alimentazione dell’illuminazione e delle pompe.

Il recupero di una bellezza nascosta

Fra gli obiettivi c’è quello di mantenere viva una bellezza storica della città, a fronte del complesso intervento che ha riportato alla luce una parte importante del progetto originale, che era finito nascosto dalla vegetazione: molti spezzini, viene sottolineato, non l’avevano mai vista, perché non era più in funzione e non si vedeva più. Aveva anche subito una parziale demolizione in tempo di guerra. Nella parte centrale era stata aperta, per realizzare una via d’accesso al rifugio antiaereo retrostante. Poi il lungo oblio, e il riscatto, connesso al restauro complessivo del palazzo, finanziato da Poste Italiane nell’ambito del progetto Cento Facciate.

Il palazzo di Poste

La nascita della sede centrale delle Poste spezzine è datata 1933. Si tratta di un bene culturale di grande interesse, ma vincolato col ministero, risalente all’epoca del futurismo. Una struttura esaltata anche dalla stampa del tempo, il quindicinale “La Terra dei vivi”, di arte, cultura e architettura, diretto Luigi Colombo, in arte Fillìa, poeta e pittore, che firmò con Enrico Prampolini i mosaici interni alla torre, 200 metri quadrati dedicati alle comunicazioni marittime, aeree, terrestri e telegrafiche. Fillìa ne La Terra dei Vivi, spiega il Secolo XIX, esalta l’architettura della “nuova Spezia” elogiando proprio la creatività dei palazzi delle poste disegnati dall’architetto e ministro delle comunicazioni Angiolo Mazzoni, che in quegli anni ne aveva progettati di simili per Ferrara, Bergamo, Gorizia, Palermo, Trento, e tante altre città. Quel numero del giornale, che costa 30 centesimi, è fra quelli digitalizzati dal sistema bibliotecario spezzino. E si può ancora leggere, scritto con quei toni tipici del Ventennio, infatuati dallo “splendore delle macchine”. Fillìa assimila infatti la stessa architettura alla costruzione di un’automobile (…) Fillìa rimase folgorato dal “puro giuoco dei volumi, intimamente legati al movimento urbanistico della parte alta e della parte bassa della città, con una scala che sale lungo il fianco destro”.