Dalla crisi Covid-19, l’Italia uscirà con una Pubblica Amministrazione più digitale, efficiente e moderna, con maggiori servizi pubblici online e più innovazione anche grazie alla diffusione dello smart working. A credere in questo cambiamento sono i dipendenti pubblici, ma anche i cittadini, che nel 57% dei casi evidenziano già oggi un miglioramento nella PA digitale e nel 53% vedono nel lavoro agile un’opportunità per innovare l’amministrazione. Anche chi lavora nella PA promuove lo smart working, ma crede serva ancora un salto di qualità per un maggiore orientamento al risultato e una migliore comunicazione interna.
Durante l’emergenza
L’amministrazione pubblica deve prepararsi a gestire la grande mole di risorse che arriveranno dal Recovery Fund: è opinione condivisa – dal 50% degli utenti e dal 60% dei dipendenti pubblici – che la gestione dei fondi europei dovrà essere centralizzata con una cabina di regia, ma che servono anche nuovi profili professionali qualificati per gestire al meglio i progetti. E per gli italiani le risorse europee devono andare prioritariamente alla salute e poi istruzione-formazione. Sono alcuni dei risultati della ricerca “La PA oltre il Covid” realizzata da FPA, società del gruppo Digital360, presentata in apertura di “Forum PA 2020 Restart Italia”, evento digitale che prevede cinque giorni di confronto in diretta streaming sul tema della ripartenza del paese dopo l’emergenza. Dall’indagine demoscopica, la maggioranza degli italiani – il 57% degli intervistati – evidenzia come fatto positivo una PA diventata “più digitale” nel periodo dell’emergenza Covid19, con la possibilità di accedere ai servizi in maniera più facile e veloce, mentre il 21% lo evidenzia come fatto negativo (non ha competenze o strumenti per usare questi servizi), il 6% ininfluente; solo il 9% non vede una PA più digitale.
Strutture sanitarie al primo posto
Secondo la maggioranza degli italiani, il 53%, lo smart working è un’opportunità per un’amministrazione più efficiente e moderna, quota ben superiore al 29% che lo considera un rischio per l’assenteismo e comportamenti opportunistici (il 13% lo ritiene ininfluente). Tra le istituzioni pubbliche impegnate nella gestione dell’emergenza gli italiani mettono al primo posto le strutture sanitarie (ne è soddisfatto il 67%), poi i Comuni (60%), le Regioni (60%) e più in basso le istituzioni nazionali (56%). Riguardo agli aiuti europei, quasi 8 italiani su 10 (77%) conoscono o quantomeno hanno sentito nominare “Recovery Fund” e “Next Generation EU”. Nella gestione della ripartenza, la priorità su cui utilizzare i fondi è innanzitutto la salute (per il 53%) e poi l’istruzione-formazione (15%). Per la maggioranza (il 50%), a gestire i fondi che arriveranno dall’Europa deve essere il Governo attraverso una Cabina di Regia centrale; solo il 27% preferirebbe Regioni e il 13% le amministrazioni locali. Perché la PA possa gestire in modo efficiente le risorse europee, secondo i cittadini servono soprattutto nuove assunzioni e profili professionali, per il 35%, e formazione del personale interno, per il 30%, poi anche una radicale semplificazione normativa e una maggiore partnership pubblico-privato. Non a caso, secondo gli intervistati i profili di cui ha più bisogno in questo momento la PA sono quelli di esperti di gestione dei fondi europei (40%), di gestione dei progetti (29%) e di trasformazione digitale (28%).