La richiesta di batterie per auto elettriche rilancia l’attività mineraria in Italia che conta 120 siti censiti. A riaccendere l’interesse in questo settore è la corsa alla produzione di accumulatori per cui servono litio e cobalto, manganese e terre rare.
La corsa alle miniere
Diversi elementi, che per anni sono stati importati, ora hanno scatenato una sorta di corsa alle miniere. Si passa dai programmi per rimettere in marcia siti chiusi alle richieste di autorizzazioni per nuove attività esplorative. La ricerca di cobalto, argento, nichel e rame sta partendo in Piemonte che ha rinnovato la licenza di esplorazione all’australiana Altamin Limited. Il progetto riguarda l’area di Punta Corna, nel comune di Usseglio e quella di Balme. Un sito attivo nella metà del 1700 e definito “la più grossa miniera di cobalto d’Europa”.
I progetti futuri
Ci sono investimenti e interventi anche per riaprire la miniera di zinco e piombo (ossia blenda e galena) di Gorno-Oltre il Colle in provincia di Bergamo. Qui si ipotizza una produzione di 30.000 tonnellate annualmente estraibili di zinco e 8.000 tonnellate di piombo. Altre miniere verranno aperte tra l’alto Lazio e la parte meridionale della Toscana. È il caso del progetto Campagnano dove l’attenzione va alla ricerca del litio. A disposizione ci sono 800 pozzi geotermici perforati tra gli Anni ’70 e ’90. Nonostante un passato minerario, l’Italia è totalmente dipendente dai mercati esteri per la fornitura di minerali. Ora si è deciso di voltare pagina.