Roma, 21 ago – Non solo passatempo per la domenica mattina di intere famiglie italiane. Con oltre 183mila operatori, il 22% delle imprese commerciali del Paese, al 30 giugno scorso il commercio in sede mobile si conferma come un canale di vendita sempre più complementare sia al dettaglio in sede fissa che alla grande distribuzione. Il 95% di queste attività (175mila) è costituito da micro-imprese individuali. A disegnare la mappa del fenomeno sono i dati elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base del registro delle imprese delle Camere di commercio.
La fotografia scattata sul mondo dell’ambulantato mette in evidenza 6.500 comuni della Penisola con almeno un’impresa ambulante, ma poco meno di 40 quelli che possono contare almeno su 500 attività economiche: poco più di 58mila operatori che rappresentano il 32% di tutto l’universo delle aziende del commercio itinerante. Il registro delle imprese mostra che tra i 37 comuni con più di 500 imprese di commercio ambulante, la graduatoria per peso percentuale pone sul podio più alto Castel Volturno (in provincia di Caserta), dove 2 imprese su 3 sul totale delle imprese commerciali del territorio è ambulante. A seguire, troviamo San Giuseppe Vesuviano (Napoli) con il 58,5% e Quartu Sant’Elena (Cagliari) dove si sfiora il rapporto uno a due (49,2%). Subito dopo, con percentuali superiori al 40% di rappresentatività dell’imprenditoria del commercio itinerante rispetto a quello totale, seguono i Comuni di Lamezia Terme (Catanzaro) con il 49%, Lecce (47,4%) e Agrigento con il 47,2%.
La forte concentrazione di imprese commerciali in sede mobile si accompagna spesso alla prevalenza di una specifica nazionalità di nascita degli imprenditori. A Caserta il 68,2% viene dal Senegal, a Reggio Calabria ha origini marocchine il 65,1% e a Castel Volturno la comunità più rappresentata è quella nigeriana (58,1%). Se a trainare il settore è la forte presenza di operatori stranieri tra gli imprenditori (di poco inferiore alle 100mila unità, il 56% del totale), l’analisi territoriale svela però un’Italia dai profili variegati, con realtà in cui la quota di ambulanti italiani è schiacciante rispetto a quella dei colleghi stranieri.
Ad Andria, il 95,3% dei titolari di impresa del commercio ambulante è italiano, ad Enna l’82,1% e anche in grandi città si assiste allo stesso fenomeno: a Bari (oltre il 78,7%) e Brindisi (con il 70,6%) ma anche a Torino, dove gli ambulanti italiani sono il 66,6% dei titolari di esercizi mobili. All’altro estremo, i territori con minore presenza di imprenditori ambulanti nati in Italia sono le province di Catanzaro (solo il 20,5% rispetto al totale), Reggio Calabria (21,3%) e Caserta (23,1%).