Roma, 26 ago – A Pechino non piace come sono state raccontate dai media le proteste in corso da tre mesi a Hong Kong. Così, per provare a correggere una narrativa che vede la Cina dalla parte di chi vuole comprimere le libertà nell’ex colonia britannica, ha pensato bene di mandare lettere a decine di testate straniere. Lo racconta il South China Morning Post.
Pechino sta cercando di far passare l’idea che i manifestanti vogliano il caos e che potenze straniere, a partire dagli Stati uniti, soffino sul fuoco per suscitare una rivoluzione colorata. I dimostranti protestano contro la proposta di una legge sulle estradizioni verso Cina e Taiwan, che a loro dire consentirebbe a Pechino di mettere le mani addosso ai dissidenti. La leader dell’amministrazione di Hong Kong, Carrie Lam, ha sospeso l’iter della legge. Ma i manifestanti credono che non abbia ancora del tutto rinunciato, così le proteste continuano e dovrebbero esservene altre anche nel prossimo fine settimana.
La scorsa settimana Facebook e Twitter hanno bloccato una serie di account, a loro dire direttamente collegati al governo cinese, che diffondevano fake news sui dimostranti di Hong Kong. Pechino ha reagito sostenendo che i due social network hanno “abusato della libertà di stampa”. E’ chiaro che, per Pechino, c’è un problema nel comunicare la sua posizione. Così la nuova numero uno del Dipartimento informazione del ministero degli Esteri, Hua Chunying, ha firmato una lettera, con allegato un ponderoso dossier di 41 pagine, per sostenere la posizione cinese.
“Purtroppo ci sono ancora coperture basate su fatti selettivi o su alcun fatto”, recita la lettera di Hua, che è stata ricevuta da network e testate come la BBC britannica e le americane NBC, Bloomberg e Wall Street Journal, oltre alle giapponesi NHK e Asahi Shimbun. “Hong Kong è in un momento critico. Lo stato di diritto, l’ordine e la tranquillità sono quanto chiede la pubblica opinione mainstream a Hong Kong. Il primo obiettivo è porre termine alla violenza, al caos e restaurare l’ordine. Qui credo che i media abbiano un ruolo importante”, spiega ancora Hua.
“Spero che lei e l’agenzia di media che lei guida – prosegue la lettera ai direttori – vi assumerete la dovuta responsabilità sociale e pubblicherete articoli che siano neutrali, obiettivi, imparziali e completi, in modo che la vostra copertura possa aiutare quei dimostranti che ignorano la verità a tornare sulla giusta via, e aiutare coloro che sono stati gravemente fuorviati a tornare a un giudizio razionale e giusto”.
Nel dossier sono riportate una serie di “prove” basate su articoli di testate come la CGTN, China Daily e Global Times, nelle quali si sostiene che i manifestanti sono sostenuti e finanziati da governi stranieri. Ma tutte queste testate sono di Stato.