Roma, 22 ott – All’8 ottobre 1,5 milioni di nuclei hanno presentato una domanda di reddito/pensione di cittadinanza all’Inps: 982mila sono state accolte, 126mila sono in lavorazione e 415mila sono state respinte o cancellate. Da aprile 2019 a oggi 39mila nuclei sono decaduti dal diritto. Lo riferisce l’Inps.
Analizzando le domande pervenute per canale di trasmissione si evince che il 79% viene trasmessa dai Caf e dai patronati e il 21% da Poste Italiane. Quest’ultima percentuale sale al 32% se si considerano le domande pervenute dalle regioni del Nord e scende al 16% per quelle pervenute dalle regioni del Sud e delle Isole. Le regioni del Sud e delle Isole, con 849mila nuclei (56%), detengono il primato delle domande pervenute, seguite dalle regioni del Nord, con 425mila nuclei (28%), e da quelle del Centro con 249mila nuclei (16%).
I 943mila nuclei restanti sono costituiti per 825mila da percettori di reddito di cittadinanza, con 2,2 milioni di persone coinvolte, e per 118mila da percettori di pensione di cittadinanza, con 134mila persone coinvolte. La percentuale di composizione tra le due prestazioni erogate varia in virtù della zona geografica: i nuclei percettori di reddito di cittadinanza passano dal 90% nelle regioni del Sud e delle Isole, all’85% nelle regioni del Centro per poi diminuire ulteriormente di due punti percentuali nelle regioni del Nord.
I nuclei percettori si concentrano nelle regioni del Sud e nelle Isole, raggiungendo il 61% del totale delle prestazioni erogate, seguono le regioni del Nord con il 24% e infine quelle del Centro con il 15%. A fronte di 943mila nuclei percettori sono state coinvolte 2,3 milioni di persone, di cui 1,5 milioni nelle regioni del Sud e nelle Isole, 493mila nelle regioni del Nord e 315mila in quelle del Centro. La regione con il maggior numero di nuclei percettori di reddito/pensione di cittadinanza è la Campania (19% delle prestazioni erogate), seguita dalla Sicilia (17%), dal Lazio e dalla Puglia (9%). Nelle quattro regioni risiede il 54% dei nuclei beneficiari.
Quanto alla cittadinanza del richiedente la prestazione, nel 90% dei casi risulta erogata a un italiano, nel 6% a un cittadino extra-comunitario in possesso di un permesso di soggiorno, nel 3% a un cittadino europeo e infine nell’1% a familiari dei casi precedenti.
Ad oggi risulta che 39mila nuclei, di cui 36mila beneficiari di reddito di cittadinanza e 3mila di pensione di cittadinanza, hanno perso il diritto al beneficio. I motivi di decadenza sono rinuncia del beneficiario (5% dei nuclei), variazione della situazione reddituale del nucleo (10%), variazione della composizione del nucleo ad eccezione di nascita e morte (37%) e infine variazione congiunta della composizione e della situazione economica del nucleo (48%).
L’importo medio mensile erogato nei primi tre mesi dall’istituzione della prestazione è pari a 482 euro, con un importo superiore del 7% rispetto a quello nazionale nelle regioni del Sud e delle Isole e inferiore del 7% e del 14% nelle regioni del Centro e del Nord. L’importo medio mensile varia anche in funzione della prestazione percepita: mediamente vengono erogati 520 euro per il reddito di cittadinanza e 215 euro per la pensione di cittadinanza. Il 68% dei nuclei percepisce un importo mensile inferiore a 600 euro e solo l’1% un importo mensile superiore a 1.200 euro. La classe modale risulta quella dei nuclei con un solo componente che percepiscono un importo mensile compreso tra 400 e 600 euro (281 mila).